Daylight
Akihito scivolò nel dormiveglia, infastidito dalla luce che filtrava dalla finestra; per un orribile istante pensò di trovarsi ancora nel covo di Arbatov, ma poi una serie di sensazioni lo riportarono alla realtà: era su un letto soffice e le lenzuola odoravano di fresco e, soprattutto, sentiva un respiro accanto a lui. Per la prima volta da settimane, non era quello di una guardia, né di un estraneo: era un ritmo familiare, anche se l’aveva sentito solo un paio di volte, fino a quel momento. Di colpo, seppe perfettamente dove si trovava. E sorrise, continuando a tenere gli occhi ben chiusi.
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