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Dolcetto o Scherzetto Fest, II turno: Scherzetto

– No che non sto tranquillo! – gemette Aaron con un sibilo – Che c’è venuto a fare, qui? Dopo quel che ha fatto a Pamela, non voglio più vederlo!

– Stai calmo – sospirò Nebiros con un sospiro, senza neppure sollevare il viso dal libro.

– Ma io ho paura, cavolo!

– Ci hai vissuto insieme per un pezzo, non vedo di cosa essere spaventato ora: se non ti ha fatto nulla prima, non vedo perché…

– Hai fatto entrare in casa Satana! – guaì Aaron, tremando e stringendo forte al petto il vassoio d’argento, quasi fosse uno scudo.

– Satana, Bellus, Berial… lo chiamano in talmente tanti modi che deve essersi scordato il suo vero nome.

– Ma tu – pigolò il ragazzino, lasciandosi sopraffare per un istante dalla curiosità – Come lo chiami, tu?

– Io lo chiamo – rispose lentamente Nebiros, sollevando finalmente gli occhi dal suo libro e piantandoli sulla figura semi-sdraiata su una poltrona di suo fratello – Stronzo.

Ad Aaron sfuggì una risatina nervosa: non aveva mai visto il demone con un’aria così scocciata.

– Sei il peggior padrone di casa che abbia mai conosciuto, fratello – si lagnò Bellus – Sono qui da mezz’ora e non ho ricevuto che occhiatacce dal tuo cucciolo e la più completa indifferenza da te… potrei sentirmi ferito, non credi?

– Se sei ferito, dovresti andare a casa a riposare, Berial – commentò Nebiros, tornando al suo libro – Aaron, mostragli la strada.

– Perché io? – guaì il ragazzino – Sono sicuro che l’ha vista e se la ricorda!

– Aaron, sono sconvolto! – esclamò Bellus, rimettendosi in piedi e scrutandolo a braccia conserte – Dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme…

– Non pensavo fossi il… la… quello che sei!

Con una sonora risata, il Diavolo si strinse nelle spalle – Io sono un demone, mio fratello anche… non credi che dovresti iniziare a scegliere con più cura le amicizie, Aaron?

– Aiutalo a perdere questo brutto vizio – commentò Nebiros, senza guardarli – Comincia con l’andartene tu.

– Senza nemmeno una tazza di cioccolata? – piagnucolò Bellus – Sono venuto fin qui per la cioccolata di Aaron, non c’è più verso di berne una buona, da quando Pamela mi ha sbattuto la porta del negozio in faccia.

– Dopo tutto quello che le hai fatto… – iniziò il ragazzino, ma bastò uno sguardo di Berial per farlo correre a nascondersi dietro l’alto schienale della poltrona di Nebiros.

– Beh, dopo tutto quel che ho fatto a voi due, la cioccolata me l’hai preparata comunque per mesi – ghignò Bellus – Quindi una tazza in più ed una in meno cosa cambierà mai?

– Cambia che ora sei in casa mia, Berial – sibilò il padrone di casa, scoccandogli uno sguardo glaciale.

– Non si direbbe, sai? – commentò l’altro, guardandosi intorno – Hai modificato parecchio l’arredamento, negli ultimi tempi – lo sguardo vagò sul divano rosso, le tazze colorate, i cuscini enormi, i peluche – Ti ricordavo più minimalista.

– Aaron, dagli questa cioccolata, stai tremando così forte che mi sembra di essere in mezzo ad un terremoto.

Il ragazzino uscì, imbronciato e spaventato, da dietro il suo nascondiglio – Spero che gli vada di traverso! – gridò, correndo a rintanarsi in cucina.

– Cosa gli è sfuggito esattamente, della nostra immortalità? – rise Bellus, per nulla offeso.

– Penso sia solo una speranza, Berial – sospirò Nebiros – Una speranza che vorrei tanto poter coltivare anch’io!


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