Il regno della principessa Kaguya

Big Damn Table Takashi&Honey, 045. Luna

Takashi uscì dal salotto e, nel dirigersi verso la sua camera, sbirciò nella stanza degli ospiti dove, normalmente, dormiva suo cugino quando si fermava, come quella sera, a casa Morinozuka; forse per questo motivo quella sala non aveva lo stesso aspetto elegante ma un po’ anonimo delle altre, pensò il bambino: o forse, era solo la figuretta che ora se ne stava in pigiama alla finestra a dargli quell’impressione.
Bussò e la porta si aprì docilmente: sul letto giaceva ben ordinata la coperta preferita di Honey, quella rosa con i coniglietti bianchi, ed un libro vi era spalancato sopra, ad una pagina che raffigurava la principessa Kaguya-hime.
– Takashi? – chiamò Mitsukuni dalla finestra.
– Mh?
– Ma è vero che la Principessa Kaguya abita sulla Luna?
Lo aveva raccontato la maestra quel giorno a scuola, narrando la vicenda di quella bellissima dama.
– Penso di sì – rispose, ma non era molto convinto: una volta aveva sentito i grandi dire che nello spazio non si può respirare, e allora come facevano la principessa e la sua corte a vivere?
– Magari Kaguya-hime ha messo una specie di bolla di sapone piena d’aria intorno al suo regno – disse Honey.
Takashi annuì e si sedette accanto al cugino sul grande divano posto sotto la finestra, da dove Mitsukuni era rimasto a guardare pensoso il cielo per un pezzo; stette un po’ in silenzio, come se riflettesse – E com’è il suo regno? – chiese.
L’altro bambino ci pensò un po’ su – Forse è… come di vetro – rispose – Però un vetro opaco, che non fa vedere attraverso.
– Mh – annuì Mori – Forse per questo la Luna brilla – aggiunse; e poi, dopo un po’ – E le parti scure? – chiese indicando le macchie ombrose sulla faccia pallida della Luna piena.
– Forse sono foreste, oppure laghi – rispose Mitsukuni pensoso.
– Mh… Allora ci sono anche gli animali?
Honey annuì e, parlando lentamente, guardando alternativamente il cielo e il cugino con un sorriso allegro, agitando concitato le mani (e Usa-chan) per aiutarsi nelle descrizioni, narrò che nei boschi c’erano gli unicorni, i cavalli alati, le fate con le ali trasparenti, piccole come quelle di Peter Pan; e che nei laghi c’erano le sirene e dei pesci come quelli che disegnavano loro a scuola, con ciascuna scaglia di un colore diverso, lucido, che si rifletteva quando lo colpiva la luce, come succedeva alle superfici di lacca nera di alcuni mobili della casa; che c’erano ovunque dei fiori che sembravano di vetro, tutti bianchi, e che i sassi della strada brillavano così tanto da sembrare pietre preziose, come quelle che le loro mamme tenevano nei portagioie.
Gli abitanti della Luna, raccontava ancora Honey, erano tutti bellissimi, e vestivano come i signori dipinti sui paraventi antichi, con abiti colorati e fluttuanti, e le donne avevano i capelli neri e lunghissimi, come mantelli; Kaguya-hime governava il suo regno da un trono bellissimo, e tutti le volevano bene ed erano felici, e nessuno invecchiava o si ammalava mai. Le fasi della Luna erano stabilite dalla Principessa e corrispondevano a quelle delle giornate sulla Terra: la Luna crescente era il mattino, la Luna piena il mezzogiorno, la Luna calante il pomeriggio e la Luna nera la notte; per questo gli abitanti del Regno della Principessa vivevano tanto a lungo, perché un loro giorno durava come un mese per gli esseri umani.
Takashi ascoltava rapito: il racconto della maestra non l’aveva persuaso affatto, ma quello di suo cugino lo aveva convinto immediatamente, tanto che sembrava anche a lui di vedere quello che Mitsukuni continuava a raccontare, e tutte quelle cose gli apparivano vere e reali come la testolina dell’altro bambino che, sedutosi accanto a lui, pesava sempre di più sulla sua spalla.
La bambinaia di casa Morinozuka li scorse e li rimproverò perché erano ancora in piedi a quell’ora, vicino alla finestra, poi! Prese in braccio Honey e lo infilò a letto, ma lui acciuffò in tempo la mano del cugino, che veniva riaccompagnato nella sua stanza – Takashi…? – biascicò mezzo addormentato – Ma quando gli astronauti vanno sulla Luna, anche se non vedono il suo Regno, non danno fastidio alla Principessa?
Mori sorrise e guardò su, verso la Luna piena che si intravedeva da una delle finestre del corridoio – Spero proprio di no- disse.
Ma Mitsukuni già dormiva.


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