Impariamo a leggere e scrivere con Keroro!

Big Damn Table Seishiro/Subaru, 088. Scuola

Lo stava fissando da un po’ con aria pensierosa, ma Subaru ne aveva solo una superficiale sensazione; era il tipo di giornata che preferiva: niente lavoro, tempo pessimo, il mondo al di fuori della finestra immerso in una notte precoce, il salotto di Seishiro che sfavillava di luce e calore, un buon libro, la sua poltrona preferita e Seishiro-chan tranquillo.
Appunto.
Un pennarello rotolò in terra, un altro gli andò dietro e Subaru pregò che entrambi avessero il cappuccio; poi sentì l’imbottitura del bracciolo della sua poltrona tendersi e si staccò finalmente dalla lettura.
– Cosa c’è? – chiese gentilmente. 
– Cos'è? – domandò il pargolo scrutando il volume che lo sciamano teneva tra le mani.
– E’ un libro, Seishiro-chan.
– E a che serve?
Subaru, che inizialmente aveva pensato ad un semplice pretesto per ottenere la sua attenzione, sorrise divertito al bambino e lo aiutò ad arrampicarsi sulle sue ginocchia – Serve a leggerlo – rispose.
Seishiro-chan scrutò con occhio critico il volume – Ma è brutto! – commentò – È  tutto nero e non c’è nemmeno un disegno.
Lo sciamano sembrò ricordare solo in quel momento che, al pari di ricordi e poteri, ogni conoscenza culturale di Sakurazuka aveva fatto un balzo indietro di ventinove anni. Il pensiero lo fece sorridere – Vuoi che ti legga quello che c’è scritto? – chiese facendo accomodare il bimbo sulle sue gambe: di solito cominciava a leggere ad alta voce e poi, dopo un po’, Seishiro-chan si appisolava.
– Lo voglio leggere io – rispose invece il pargolo.
– Ma non puoi, Seishiro-chan – disse sorpreso Subaru – Ancora non sai farlo.
– Perché?
– Perché s’impara a scuola e tu sei ancora troppo piccolo per andarci – lo sciamano pensò con leggero terrore all’ipotesi di dover veramente, un giorno, iscrivere Seishiro-chan a scuola: Seishiro-chan, che non sopportava di vederlo uscire un paio d’ore per il lavoro, chiuso per sei ore a scuola, costretto a dar retta a degli estranei che avrebbero preteso da lui, sin da subito, obbedienza e rispetto, fermo in un banco insieme a decine di altri bambini… Beh, poteva sempre fargli prendere lezioni private, no?, si disse nel tentativo di riprendersi dall’ondata di terrore che lo aveva colto. E poi, quella era solo una situazione temporanea, no? Presto o tardi Seishiro sarebbe tornato se stesso e quella vita di capricci, preoccupazioni, take-away, bagnetti serali, nasini da pulire, giocattoli, libri per bambini… Tutto sarebbe finito. Per sempre.
Gli venne un tale nodo alla gola che pensò di soffocare e inconsciamente strinse a sé il bambino, annusando il leggero profumo di borotalco dei suoi capelli. 
– Io non voglio andare a scuola! – stava dicendo Seishiro-chan – Io voglio solo imparare a leggere!
Subaru tirò su col naso e, posato il libro, si strinse il bimbo al petto, cullandolo come un bambolotto – Ti insegnerò io – rispose.
– Ti sei preso il raffreddore, Subaru-san? – chiese il pargolo – Hai il naso chiuso – non si sottrasse dal suo abbraccio, anzi, vi si accoccolò placidamente.
– No, Seishiro-chan – sussurrò il ragazzo asciugandosi furtivamente gli occhi – Va tutto bene.
Per ora, pensò.

~ * ~ 

Il giorno dopo, tenendo fede alla sua promessa, Subaru rincasò con un libro tutto colorato dal titolo Impariamo a leggere e scrivere con Keroro!
Sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi convincere da quella commessa…
Immaginava già l’espressione schifata di Seishiro-chan davanti alla prospettiva di farsi erudire da un rospo extraterrestre! Però magari la stellina rossa che portava sul copricapo gli sarebbe piaciuta…
No, affatto, si disse davanti allo sguardo costernato del pargolo; tentò un sorriso incoraggiante, al quale Seishiro-chan rispose sollevando un sopracciglio e, afferratagli una mano, tirandoselo dietro al tavolinetto del salotto: lì il bimbo si sedette composto, con un quadernino nuovo nuovo ed una matita davanti, e attese.
Subaru, vivamente sorpreso da tanta determinazione, si accomodò accanto a lui e aprì il libro alla prima pagina, mostrandola al bambino – Allora, Seishiro-chan: questi segni qui nella tabella sono gli ideogrammi della nostra lingua e servono a formare le parole…

~ * ~ 

Sotto la guida di Keroro, Seishiro-chan, nelle settimane successive, imparò i primi ideogrammi ed iniziò, dopo circa un mese, ad avventurarsi nel mondo dei “pensierini”. 
– Ma perché mi dice sempre di scrivere cose così sceme? – saltò su il pargolo, un pomeriggio, davanti ad un esercizio che chiedeva di scrivere una specie di piccolo tema sulla mamma, componendolo di brevi frasi tutte incentrate su quell’argomento – E poi non vale! – protestò ancora – Questo stupido ranocchio chiede sempre di scrivere di mamma, papà, fratelli… Io non ce l’ho queste cose qui, come faccio a fare gli esercizi?
Subaru sospirò davanti a quell’obiezione: anche lui si era sentito a disagio, alle elementari, davanti a quel genere di argomento… In compenso, sua sorella risolveva di volta in volta il problema inventandosi sempre qualcosa di nuovo:
mia mamma è una modella”
“…un medico e salva le persone”
“…un astronauta e cammina sulla luna”
La maestra commentava sempre che Hokuto-chan le avrebbe fatto venire i capelli bianchi, ma lui invidiava tanta spigliatezza: si ritrovava sempre a guardare la paginetta bianca del quaderno, sbirciando agli altri bambini che scrivevano con impegno, sentendosi a disagio come se non avere una mamma o un papà fosse una sua colpa.
– Potresti scrivere di Minako-san, no? – propose accarezzando i capelli del bimbo.
Seishiro-chan mordicchiò la matita e non rispose; Subaru gliela sfilò dalla bocca – Non mangiucchiarla, Seishiro-chan, non è igienico! E poi, se non ti va di fare l’esercizio lascia perdere, ne troveremo un altro domani oppure lo inventerò io.
Subaru liberò il tavolino dall’armamentario scolastico del bimbo e lo preso in braccio – Allora, a cosa vogliamo giocare? – propose con un sorriso, baciandolo su una guancia.
Subaru-san si era fatto molto più coccoloso negli ultimi giorni, notò Seishiro-chan, ma, visto che la cosa andava a tutto vantaggio per lui, non se ne curò più di tanto. 

~ * ~ 

Subaru si alzò in piena notte, svegliato da una mezza crisi di panico: aveva sognato di aprire gli occhi una mattina e non trovare più Seishiro-chan; rimase immobile nel letto, con il batticuore e il senso di soffocamento, aspettando di calmarsi. Era strano che, tutto d’un colpo, gli fosse venuto in mente che, quando quella strana situazione si sarebbe ristabilita, avrebbe riavuto il suo Seishiro-san ma avrebbe perso Seishiro-chan.
Si era inconsciamente abituato a quella nuova vita e, se avesse potuto, avrebbe scelto di poter tenere entrambe le versioni del suo amato, quella adulta e quella infantile, anche se probabilmente si sarebbero fatte guerra tra loro dalla mattina alla sera; l’ipotesi di perdere per sempre uno dei due, invece, lo faceva impazzire. L’angoscia sembrò soffocarlo di nuovo e lui, istintivamente, cercò il bimbo accanto a sé.
Ma non c’era, come se il suo incubo si fosse concretizzato.
– Seishiro-chan? – chiamò, ancora nel panico.
Balzò giù dal letto e si precipitò in salotto, dove trovò la luce di una delle lampade accesa e il bimbo addormentato sul divano: gli sembrò di riuscire di nuovo a respirare, finalmente, e si accostò al pargolo, domandandosi che diavolo gli fosse venuto in mente per andarsene a dormire lì nel cuore della notte. Mentre si chinava per prenderlo in braccio l’occhio gli cadde sul tavolino, dove il quadernino degli esercizi di Seishiro-chan giaceva aperto, pasticciatissimo di cancellature come al solito. 

 

esecizio numero quato scivi dei pesierini sula tua mama

iola mama non celo ma non mi porta perce o Subaru-san.
Subaru-san e un ragaso belo e gentile e a gloci vedi.
Subaru-san fa un lavoro stano perce lavora solo avvolte e torna sepre stanco. cuando torna dalavoro pero noi giociamo estiamo sepre insieme e alora io sono felice e ance lui lo e.
Subaru-san nonsa cucinare eusa sempre il telefono per ciedere ce ci potano damangiare. ame piace cuelo ce mangiamo e miva bene perce cosi Subaru-san nonsta in cucina sepre come fa la sigora Minako-san.
Subaru-san mi lege le storie emi tiene inbracio cuando guadiamo la tivu e cuando dormiamo mi fa dormire colui. mi piace tanto cuando faciamo il bagno la sera perce sciziamo tuto collaqua e ridiamo e poi mi piace cuando mi sciuga i capeli.
Subaru-san dice sepre ce lui mi vole bene e io pure gli voglo bene piu ce a tuto e voglo stare sepre colui. cuando sono grande voglo avere tanti soldi cosi lui non deve piu fare il suo lavoro ce lo fa divetare trite e cosi posiamo stare sepre insieme. e poi cuando saro grande voglo sposare Subaru-san come fano alla tivu così lui resta comme sepre sepre perce io gli voglo bene tanto tanto. spero ce ance Subaru-san vole stare comme sepre sepre.

~ * ~ 

Seishiro-chan si svegliò sentendo un rumore lì vicino e si mise a sedere stropicciandosi gli occhi.
– Subaru-san? – chiamò assonnato; il ragazzo era inginocchiato a terra, accanto al tavolino, e singhiozzava sommessamente. Preoccupato, il bimbo scese dal divano e gli posò una manina sul braccio – Stai male, Subaru-san? Ti fa male la pancia?
Lo sciamano cercò di ricomporsi, vergognandosi per quella situazione, tirando su col naso e tentando di asciugarsi le lacrime con le maniche del pigiama – Sto bene – balbettò – Vai a letto, Seishiro-chan, adesso arrivo anch’io.
Il bimbo lo guardò preoccupato e, piano piano, gli strinse le braccine attorno al collo, posando una guancia sul capo del ragazzo – Va tutto bene, Subaru-san – disse – Adesso andiamo a letto e ti passa tutto.
Subaru abbracciò stretto il bambino, quasi fino a fargli male – Va bene – sussurrò – Adesso andiamo a letto e passa tutto.
Era così bello crederci.


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