Galeotto fu il pennarello rosso

Big Damn Table Seishiro/Subaru, 011. Rosso

Subaru dormiva placido sul divano, dopo una settimana di lavoro infernale: aveva corso qua e là tutto il tempo, si era stancato all’inverosimile e, soprattutto, aveva dovuto portarsi Seishiro-chan dietro, quando Minako-san era impegnata e non aveva potuto tenerlo.
Finalmente era arrivato il fine settimana, ed era riuscito a tirare un po’ il fiato; quel giorno, nel tornare a casa, era passato in un negozio di articoli per bambini e aveva comprato un set di pennarelli colorati, un album da disegno e un libro di figure da colorare per Seishiro-chan: il bambino li aveva fissati un po’ soprappensiero e poi si era messo a colorare.
Subaru l’aveva osservato dedicarsi con estrema attenzione (aiutandosi con un righello) a ricopiare le figure del libro: disegnava fiori, stelle, oggetti dalle forme strane, riempiendo di scarabocchi colorati le pagine bianche dell’album. Sembravano piacergli soprattutto le stelline, ma lo sciamano non parve farci caso; anzi, vedendolo così assorto, si era sistemato sul divano e aveva preso sonno, abbandonandolo al suo destino di disegnatore sul tavolino del salotto.
Aveva dormito placido per un pezzo, almeno finché non aveva sentito una cosa liscia, umida e appuntita, scorrere piano sulla sua mano: aveva spalancato di scatto gli occhi per lo spavento e si era ritrovato, bella rossa, la stella a cinque punte dei Sakurazukamori sul dorso.
Alzò lo sguardo inorridito su Seishiro-chan e il pargolo gli restituì lo sguardo innocente, ancora il pennarello rosso stretto in mano.
– Seishiro-chan! – gemette – Sei impazzito?!
Il bimbo lo guardò sorpreso – Perché, non ti piace?
– Assolutamente no! – gridò – Si può sapere perché mi hai disegnato una cosa del genere addosso?!
Il pargolo si strinse nelle spalle – Tutte le tue cose hanno disegnato sopra una stella a cinque punte… Allora ne ho fatta una rigirata per segnare le mie.
– E con tutti i fogli che hai, perché ti sei messo a scarabocchiare proprio me? – gemette lo sciamano sconsolato. 
Marchiato da un Sakurazukamori di cinque anni. 
Si chiese se avesse mai toccato un punto più basso in tutta la sua esistenza.
– Quella è la mia stella – insistette Seishiro-chan – Te l’ho disegnata perché voglio Subaru-san tutto per me! – detto questo, saltò sul divano e gli si accoccolò contro il petto, ridendo.
Subaru alzò gli occhi al cielo e si domandò cos’avesse fatto di male nella sua vita.
Poi si guardò la mano e si fermò ad osservare la stella rossa disegnata sopra.
Beh.
In fondo un pochino gli piaceva.


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