Long Way Home ~ Capitolo 7: Una scoperta

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 04. Bellezza

Nel giro di pochi istanti, quelli necessari ad incrociare lo sguardo, la “bambola” balzò in piedi, sgranando gli occhi e virando decisamente al carminio – Mi dispiace, No-non mi-mi ero accorto che c-ci fosse qualcun altro – balbettò. Aveva un fisico minuto ed era un poco più basso di lui.

Seishiro osservò incuriosito quella reazione e raccolse il libro che era caduto all’altro ragazzo: era quello che cercava lui, il secondo volume della collezione di diari di viaggio di quel cacciatore. Solo che, di colpo, non gl’interessava più così tanto – Non c’è problema – rispose placido, porgendogli il tomo.

L’altro ragazzo, arrossendo, allungò due piccole mani candide e lo prese, impacciato – Voleva leggerlo lei, per caso? – aggiunse.

– Non c’è problema – rispose ancora Seishiro, sorridendo incantato – Qui è pieno di libri interessanti.

– Oh, sì – rispose l’altro ragazzo, sorridendo radioso – Il conte è così gentile a metterli a disposizione di chi passa di qua!

– È da molto che si trova qui?

– Mio fratello ed io siamo arrivati da qualche giorno. E… e lei? – chiese, educatamente.

– Quasi tre mesi – rispose Seishiro con un sospiro – E lei è la prima persona con la quale riesco a fare conversazione.

– Oh – fece un’espressione strana, come se fosse preoccupato – Kamui-chan dice che la gente di qui non è molto affabile, ma…

– Kamui-san è suo fratello?

– Sì – rispose sorridendo; sembrava di colpo a suo agio, quando parlava di lui – Non è qui perché dice che si annoia, viene a prendermi appena fa buio.

– Qui è sempre buio! – rise Seishiro.

Anche il ragazzo ridacchiò, una risatina piccola, come se avesse paura di dare fastidio – È che mi perdo sempre, io, perciò è tanto ansioso nei miei confronti…

– Posso chiederle il suo nome?

– Oh, è vero, che sciocco – s’inchinò frettolosamente per chiedere scusa – Non mi sono ancora presentato! Mi chiamo Subaru, signore.

– Non mi dia del lei, la prego, abbiamo più o meno la stessa età, da quel che vedo – rispose sorridendo il ragazzo più alto – Il mio nome è Seishiro – il viso di Subaru s’incupì di colpo – Ho detto qualcosa di sbagliato?

– No, niente, non si preoccupi – sorrise ancora, ma il velo di malinconia non gli cadde dal viso – Si sarà sentito solo, durante tutto questo tempo… Lei – l’altro ragazzo sollevò un sopracciglio, divertito – T-tu – si corresse, arrossendo – Viaggi da solo? Ti sarai annoiato, in tutto questo tempo qui…

Seishiro sorrise amabilmente – Ma adesso non lo sono più, Subaru-kun.

 

~*~

 

La ricerca del libro venne del tutto abbandonata, e Seishiro cancellò quasi, dalla mente, quella fastidiosa questione: Subaru era un passatempo decisamente più interessante, specie perché, nonostante sembrasse una bambolina di ceramica, aveva viaggiato ben più di lui, e aveva un modo tutto suo di raccontare quel che aveva visto; sembrava di sentir parlare un bambino che aveva visitato innumerevoli parchi giochi: non esistevano pericoli o brutture, in tutto quel che narrava, ma solo incontri piacevoli, cose belle, paesaggi incantevoli e buoni ricordi.

Era… incantevole: sembrava avesse filtrato tutti gli aspetti negativi delle sue esperienze in modo da trattenere e ricordare solo quelli positivi; e la cosa che più sconvolgeva Seishiro è che tutto questo non gli dava l’impressione di avere davanti un perfetto imbecille, incapace di imparare dagli errori e dalle brutte esperienze (oh, gli era capitata gente così, nel corso delle sue peregrinazioni per i mondi!), ma una sorta di… non sapeva dirlo, né descriverlo, né paragonarlo a qualunque altra persona incontrata fino a quel momento.
Era come trovare l'ultimo cimelio di una civiltà scomparsa, l'ultimo lembo di una natura vergine in un paese iper-tecnologico, l'ultimo esemplare di una specie estinta, e Seishiro rimase ad ascoltarlo incantato, come se l'impalpabilità do quella voce fosse più ricca di tutte le carte che li circondavano, dimenticate sui tavoli, mute e polverose.


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