Long Way Home ~ Capitolo 50: La lunga strada verso casa

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 50. Strada

Non avevano parlato più, per ore; anzi, si erano a stento guardati negli occhi, e il silenzio gravava tra quelle mura scalcinate come nebbia.
Cosa c’era da dire? Seishiro era entrato nella stanza che aveva condiviso con Fuma e aveva guardato il caos che suo fratello aveva lasciato in giro, accorgendosi solo in quel momento, per la prima volta, che non aveva mai guardato ciò che rimaneva alle sue spalle, quando partiva: lui guardava sempre avanti, ed era sempre il solo a partire, e non si era mai domandato cosa provasse chi rimaneva.
Adesso lo sapeva, e l’amarezza gli stava avvelenando il respiro.
– Seishiro-san?
Subaru era in piedi sulla soglia, stretto nel suo mantello: gli sorrise – Cosa, Subaru-kun?
– Volevi partire con Fuma-san?
Ecco, questa perspicacia non l’aveva immaginata, anche perché lui stesso non avrebbe avuto il coraggio di ammettere davvero che, forse, forsissimo, abbandonare il suo sogno per quel ragazzo non era stata la mossa più furba della sua vita, eppure non la rimpiangeva: se ne stava là, in bilico tra le sue due vite e i suoi due modi di essere e, per la prima volta, vacillava nel dubbio.
Quando si sceglie, si perde sempre qualcosa: quella era la prima volta che, sulle due braccia della bilancia, c’erano due cose con lo stesso peso; e questo era assurdo, perché mai, nella sua vita, aveva desiderato qualcosa più dell’essere un Cacciatore.
Quello non era un lavoro, era lui.
E aveva sacrificato la sua casa, per esso, perché aveva capito che non era sufficiente, che una casa per lui, in un certo senso, non c’era.
– Volevi liberarti di me, Subaru-kun? – chiese, fingendo un tono offeso: ma stavolta la voce lo tradì e la falsità delle sue parole fu così evidente che lo infastidì.
Il ragazzo gli si avvicinò, sfiorandogli il viso con le dita – Non è un problema, Seishiro-san. Ognuno è felice a modo suo: a me basta stare con te, per stare bene, ma se a te serve altro… andiamo.
– Andiamo?
Subaru sorrise, con le guance rosse e gli occhi appena umidi – Andiamo.
Andiamo: strano che a dirlo fosse stato Subaru, strano che non l’avesse capito lui, da solo. E strano che quel plurale gli suonasse così piacevole, come se avesse aspettato da un pezzo di essere pronunciato; e allora si ricordò di quel perché? rimasto in sospeso per mesi e capì che la risposta c’era già, era lì, in quel plurale. E non perché lui avesse mai avuto bisogno, nella sua vita, di una compagnia, di qualcuno: era solo perché Subaru era l’altro capo del filo rosso.
Tutto lì.
Lui che aveva lasciato casa sua e che aveva girato mondi e universi, solo, libero, perché non tollerava di essere legato a delle mura, a delle abitudini, aveva impiegato mesi a capirlo; sfiorò il viso di Subaru e sorrise.
Era lì.
Viaggiare comporta un peso gravoso: si tratta di toccare luoghi, esperienze, e poi lasciarle andare per continuare la propria strada; ma non si può andare avanti, se non si ha un punto di partenza e se, per assurdo, non si ha un luogo in cui tornare. Ogni Cacciatore si spostava continuamente, nel corso della sua vita, cercando inconsciamente la strada per la sua casa: chi si fermava lo faceva perché non riusciva nel suo intento, e finiva per perdersi e fallire la sua stessa impresa.
La sua strada verso casa l’aveva trovata, capì: era adesso che il viaggio iniziava davvero.



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Un anno, mese più, mese meno; un anno per finire una cosa che non avrei mai pensato di poter portare a termine e che invece, per quasi tutto il tempo liscia come la seta, mi è scivolata davanti e si è lasciata scrivere.
Non so cosa penserà chi è approdato a questo finale, avendo la pazienza di seguirmi per tutti questi mesi: spero ci sia un po' di quel che ho provato io; scrivere questa fanfic è stato bellissimo: di rado ho avuto un'ispirazione che mi rendesse le cose tanto facili da esprimere e di rado ho messo tanto di me in una storia, perché questa vicenda è capitata in un periodo della mia vita in cui avevo bisogno di ricordarmi che il mondo non finisce insieme ad un'esperienza, per quanto bella possa esser stata; come quando termina un viaggio si torna a casa, si disfano le valige, si passa un bel pezzo a litigare con la roba da lavare, riordinare, riporre, le foto da sviluppare e gli oggetti preziosi da conservare, ma poi... poi ci si prepara a ripartire. Perché si può andare ovunque, basta non perdere la strada che porta verso casa.
Tornando alla scarsa serietà che mi è propria: gestire Subaru è stata una tragedia XD Come ho ripetuto tutte le volte che mi incagliavo e iniziavo a disperarmi "Finché eravamo solo io e Seishiro andava tutto bene!", ma alla fine anche quel benedetto coniglio ha trovato la sua strada.
Insomma... che altro aggiungere? Grazie a chi mi ha seguita per tutto questo tempo, per chi mi ha corretta laddove serviva e chi mi ha consolata e assistita, chi mi ha fatta ridere e chi mi ha recensita, grazie infinite a tutti. E grazie soprattutto a Chu, a cui dedico tutto questo delirio di ben cinquanta (micro) capitoli, perché se lei non avesse iniziato a scrivere di Kamui, mai sarei arrivata a questo momento.
Buon compleanno, Tesso' <3


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