Long Way Home ~ Capitolo 46: L'ultimo giorno

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 34. Silenzio

Domani parto.

Fuma gliel’aveva già detto la sera prima, ma fu a leggerlo negli occhi dei gemelli che quelle parole assunsero un peso nuovo e diverso; sapeva che suo fratello sarebbe ripartito, perché era la stessa cosa che desiderava lui: la casa ridotta ad una valigia, il tetto esteso al cielo, il pavimento a tutto ciò che poteva essere visto e visitato. Quella era la sua vita.

Il lungo inverno che aveva vissuto con Subaru era stato come un letargo sonnacchioso, come il crogiolarsi sotto le coperte durante un giorno di bufera, come una languida convalescenza; ma adesso l’odore del mantello sdrucito del fratello, che sapeva di terra, erba, pioggia, mondo, universo, cielo, era diventato come il richiamo della foresta per un cane abbandonato: impossibile resistervi, impossibile tornare alla parentesi domestica di prima. Era la sua natura, la loro natura, ciò che, al di là delle differenze fisiche e caratteriali, li rendeva più fratelli del sangue; il mondo che aveva guardato con occhi ingrigiti, da dietro una delle finestre polverose di quella casa, si era come scosso: era solo quel luogo ad essere incolore, ma là fuori, al di là di quella dimensione, di quel cielo, c’erano regni sfavillanti di meraviglie, e lui… lui era stanco di rimanere lì. Stanco di dover litigare con una casa scalcinata, stanco di doversi arrabattare con pietanze così rustiche e ripetitive, stanco di avere una sola strada su cui andare e tornare sempre negli stessi posti.

C’era solo una cosa a trattenerlo: poteva vederla lottare per issare delle lenzuola su un filo troppo alto per lui, mentre un ragazzino imbronciato lo guardava con un cesto di cose da stendere tra le braccia; aveva lasciato il suo lavoro alle dipendenze di Yuuko per trovare Subaru, per lui aveva scelto un mondo pacifico (ed arretrato) per fermarsi, ma la domanda che lo aveva tormentato dall’inizio, perché?, si riproponeva adesso, alla fine di quel lungo periodo di calma. Perché aveva voluto così tanto quel ragazzo? Adesso poteva parlare di sentimenti, ma non in quei giorni lì, dopo aver soltanto trascorso qualche giornata a leggere e parlare con un estraneo; certo, sì, c’era di mezzo anche il richiamo del sangue, perché l’influenza di un vampiro sugli esseri umani che faceva non era da sottovalutare, ma non era nemmeno solo quello.

Era che aveva immaginato, per la prima volta, di non essere solo nei suoi viaggi.

Ma quel pensiero gli chiudeva la voce nella gola, perché per un Cacciatore, per chi sceglieva di vivere solo di ricerca, di viaggiare, di scoprire, una proposta del genere era ben più pesante di una promessa di matrimonio, e lui non aveva il coraggio neppure di formularla per scherzo nella sua mente.

Perciò rimase a guardare in silenzio i due gemelli che parlavano, al di là del vetro, e per un istante gli parve che Kamui avesse ragione, che il loro legame fosse più forte di qualunque altra cosa; e, per un istante, ma fu orridamente sufficiente, non gli parve più tanto illogico il pensiero che Subaru, così a suo agio nella serenità della vita domestica, potesse scegliere di trovare un mondo tranquillo per sé e suo fratello, e decidere di fermarsi, per sempre.

Ma non con lui.


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