Long Way Home ~ Capitolo 41: Il trillo del campanello

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 35. Campanello

Era andato tutto liscio, fino a quel momento: era persino riuscito a strappare Subaru dal suo adorato giardino, ed ora gettava occhiate compiaciute al ragazzo seduto al tavolo della cucina, concentrato su di lui che cucinava i biscotti.

Non sapeva dirsi perché avesse deciso di recuperare, proprio quel giorno, la vecchia ricetta dei biscotti al burro: a sua madre non piacevano molto, perciò li aveva preparati sempre e solo per suo fratello; nella sua testa, in un certo senso, erano proprio “i biscotti di Fu-chan”, anche perché aveva riadattato la ricetta trovata nel libro anni prima esclusivamente per lui, modificando gli ingredienti in base alle critiche che riceveva.

Non ne aveva più mangiati, dopo aver lasciato casa, e se n’era accorto in quel momento, mentre stendeva la pasta sotto lo sguardo incantato di Subaru: non aveva più avuto una casa fissa, una cucina sua, lo spazio per mettersi a ritagliare dei biscotti, da quando era andato via; aveva sempre avuto camere di albergo, tende, o addirittura soltanto il cielo sopra la testa, la sua casa ridotta a quello zaino bizzarro che aveva comprato durante uno dei suoi viaggi. Ed era stato tutto, adesso se ne rendeva conto, così…

Il coltello con cui stava tagliando la pasta gli cadde dalle mani e drizzò la testa come farebbe un cane con le orecchie: l’aria era cambiata. Si era come tesa, stiracchiata e strappata, portando con sé qualcosa; conosceva quella sensazione, l’aveva sperimentata infinite volte, ed ora si sentiva in allerta, come se il trillare di un campanello alla porta lo avesse distolto da tutto il resto.

Subaru, però, fu più rapido di lui, e scattò in piedi così in fretta che la sedia cadde in terra, stringendo il ciondolo che teneva al collo; guardò Seishiro come a chiedere il permesso, ma il Cacciatore aveva lo sguardo perso al di là della porta di legno, come se potesse vedere la mano che si avvicinava per tirare la cordicella del campanello (una rudimentale campana di ferro appesa fuori).

Sapeva che era una mano di uomo, quella, eppure la mente, per un istante, gliela mutò in quella di un bambino.


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