Long Way Home ~ Capitolo 35: Sogni d'infanzia

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 23. Sogno

– Dobbiamo rendere civile questa benedetta casa! – aveva esclamato Seishiro la mattina successiva davanti allo sfacelo: Subaru gli era piombato in camera durante la notte, avvolto nella coperta (più per imbarazzo che per il freddo), con i capelli impastati di neve, polvere e fili di paglia, tutti residui del tonfo spaventoso di un pezzo di tetto che, sotto tutta quella coltre bianca, non aveva retto.

Fortunatamente, al mattino, aveva smesso di nevicare e poterono sincerarsi dello stato delle cose: Seishiro mandò un numero incalcolabile di accidenti a suo fratello, ovunque si trovasse, per averlo spedito in quella bicocca malandata in pieno inverno: si arrampicò sul tetto ed iniziò a spalare via la neve, sotto lo sguardo preoccupato di Subaru; non aveva finito di raccomandargli di stare attento a dove metteva i piedi, poiché anche il resto della superficie poteva avere delle falle, che Seishiro sparì, sprofondando in casa.

Il vampiro dagli occhi verdi lo trovò, furioso, impolverato e cosparso di neve, sul pavimento della sua stanza, la falla sopra la sua testa così ampia che poteva intravedere comodamente una bella fetta di cielo – Oh, Seishiro-san – disse, porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi – Mi dispiace…

– Detesto questo posto! – ringhiò l’altro, alzandosi – E questa stanza è irrecuperabile, al momento: non posso salire sul tetto perché rischio di sfondarlo e, con tutta la neve che c’è, non è possibile ripararlo decentemente.

– Quindi? Come si fa? – chiese Subaru, preoccupato.

L’altro sospirò – Ci mettiamo sotto la vasca di ghisa che c’è in quella specie di lavanderia, così almeno non facciamo marcire il pavimento, e aspettiamo che si sciolga la neve.

– Oh… d’accordo – seguì sorpreso le manovre di Seishiro, che iniziava ad armeggiare con il letto – Che… che fai, Seishiro-san?

– Porto di là il tuo letto, no?

– Ma… e tu dove dormi?

– C’è posto per due letti, di là.

– Ma poi devo farti spostare tutte le tue cose! Posso dormire di sotto, in salotto…

Seishiro lo guardò scettico – Su quella deliziosa poltrona sfondata, Subaru-kun? – l’altro abbassò lo sguardo, imbarazzato – Su, prendi le tue cose – continuò, gentilmente.

 

~*~

 

Subaru non aveva mai messo piede nella stanza del suo coinquilino, fino a quel momento: solo la sera prima, piuttosto spaventato per il crollo del soffitto, ma non si era soffermato a guardarsi attorno; era una stanza molto ordinata, ma si accorse che, con un secondo letto, sarebbe diventata piuttosto stretta.

– Mi dispiace crearti tutto questo disturbo – sospirò, posando la prima bracciata di oggetti di sua proprietà sul materasso.

Seishiro gli diede un rapido bacio e raccolse alcuni suoi libri che ingombravano un angolo di pavimento – Non preoccuparti, Subaru-kun; credo sia colpa mia, non sono mai stato un tipo particolarmente “domestico”.

– No?

– No, anche se mi occupavo io della casa e di mio fratello.

– Non avevate altri parenti?

– Sì, ma mia madre – rise – Era la persona meno pragmatica di questa terra, almeno in ambito famigliare! Non sapeva cucinare, rifaceva i letti in modo orribile e non credo sapesse neppure dove si trovava il piumino per spolverare. Però era divertente – concluse, sorridendo – Forse è per il suo modo assurdo di fare la donna di casa che non ho mai preso in considerazione l’idea di fare una vita domestica, quando fossi cresciuto.

– E cosa volevi? – chiese Subaru, piacevolmente sorpreso di ricevere quelle inaspettate confidenze.

– Volevo viaggiare, era il mio sogno. Quando avevo quattro anni, prendevo dall’armadio di mia madre la borsa più grande che aveva, la riempivo con i miei giocattoli e giocavo a fare l’esploratore in giardino; a pensarci oggi, quell’affare sarebbe stato terribilmente scomodo come bagaglio, ma per il tragitto casa-cortile andava più che bene!

Alle risate divertite di Subaru, continuò a recuperare i suoi oggetti e ad ammonticchiarli sul suo letto – Guarda che una buona valigia è fondamentale per viaggiare! Ho impiegato anni a trovare questo capolavoro – concluse, posando in un angolo vuoto e comodo della stanza quello che all’altro ragazzo parve una specie di enorme zaino squadrato.

– Cos’è? – chiese, avvicinandosi.

– Il mio bagaglio da viaggio – annunciò Seishiro, orgoglioso; slacciò la pattina superiore ed aprì la zip che chiudeva quasi tutta la parte frontale dello zaino: con grande sorpresa di Subaru, l’interno era organizzato più come un armadio, che come una normale sacca; un divisorio separava la parte superiore (piena di vestiti), da quella inferiore, a sua volta divisa verticalmente in due metà: da un lato c’erano tre cassetti, dall’altro una specie di piccola libreria – È comodissimo – commentò orgoglioso il proprietario, andando a riporre, stipandoli contro gli altri, i libri che aveva raccolto da terra.

– Sembra quasi un secretaire – disse Subaru; durante le manovre di riordino, uno dei cassetti si sfilò e ne cadde una specie di piccola urna dorata.


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