Long Way Home ~ Capitolo 31: Confessione

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 39. Caldo

Seishiro aprì la porta quasi con un calcio e spinse il ragazzo fino in cucina: il calore emanato dal camino, unica luce della stanza, fu così improvviso che, per un attimo, le guance gli sembrarono ardere. Si tolse il mantello, gettandolo in un angolo, e fece lo stesso con quello di Subaru, armeggiando con le dita intirizzite per sciogliere il nodo del suo. Non gli era mai stato così vicino, si accorse, e poté sentirne l’odore di sapone e di neve, le guance spaventosamente rosse, le labbra quasi viola e gli occhi rossi, da quel poco che poteva notare sotto la frangia scura. 
Deglutì e gli sembrò che le dita fossero diventate di burro. 
Il nodo si sciolse mentre ancora armeggiava sovrappensiero ed il mantello cadde in terra; non sapeva perché, forse era colpa dell’improvviso sbalzo di temperatura, ma aveva la gola arida – Vai a cambiarti, Subaru-kun. 
– Tanto non posso ammalarmi… 
Seishiro lo strattonò per un braccio, sentendo la stoffa così bagnata da inumidirgli il palmo, ma non riuscì a dire nulla: avrebbe voluto dirgli Se ci tieni tanto, a tornare da quell’isterico di tuo fratello, ti ci spedisco all’istante!, ma sapere che le sue parole sarebbero state accolte positivamente, anche solo immaginare il sorriso che Subaru avrebbe fatto all’idea di potersi liberare di lui, lo irritava furiosamente. 
Solo che non riusciva a dire nulla, e i secondi passavano, la sua mano sempre stretta attorno al braccio del ragazzo, la bocca deserta. 
Inaspettatamente, fu Subaru a parlare, la voce spaventosamente incrinata. 
– Lo so che non mi sopporti, Seishiro-san – sussurrò, guardando il camino – E, davvero, vorrei togliermi dai piedi, ma non posso, e non capisco perché tu non ti decida a liberarti di me: pagherei io a Yuuko-san il disturbo, davvero. 
– Che diavolo stai dicendo? – boccheggiò il ragazzo, spiazzato. 
– Sei – la voce gli usciva veloce, come se l’avesse trattenuta a lungo – Sei sempre nervoso, quando ti sono attorno, come se ti desse fastidio la mia presenza, e lo capisco, lo capisco benissimo, perché… – e qui la voce si incrinò di nuovo, virando verso il pianto – Perché tu, tu eri normale, e io ti ho trasformato in un vampiro, e quelli come noi li cacciano sempre, in tutti i mondi, perché pensano che siamo mostri, che siamo pericolosi, perché siamo trofei, perché pensano che abbiamo qualcosa che possa renderli immortali, perché… non lo so davvero perché, ma è così da sempre, in ogni mondo, e io ne so qualcosa, perché sono vecchio, spaventosamente vecchio rispetto a te, eppure… eppure… non… non voglio andarmene. 
– Ottimo – riuscì a dire Seishiro dopo un lungo silenzio – Perché non ho la minima intenzione di lasciarti andar via. 
Il ragazzo sollevò lo sguardo, sorpreso; i bordi delle ciglia erano ancora umidi di lacrime – No? 
– No. 
– Perché no? – chiese, incredulo. 
L’altro si strinse nelle spalle, un po’ seccato di non avere una risposta vera e propria – Non lo so. Mi piace che tu sia qui – all’espressione spaesata del ragazzo, che ancora teneva per il braccio, sorrise – E non ho nemmeno motivo di detestarti, Subaru-kun; per me, che non ho sognato altro che viaggiare per i mondi per tutta la vita, non doversi ammalare, poter fare a meno del cibo ed avere un tempo molto più ampio per spostarsi è una delle cose migliori che possano capitare. 
– Ma – balbettò Subaru – Tu sei sempre così nervoso… 
– Certo che lo sono – rispose piccato Seishiro – Tu non mi sopporti, mi eviti come se fossi pericoloso. 
– Non ti evito per quello! – disse Subaru, scuotendo la testa – Tu sei così gentile, e mi lasci fare quello che voglio, non te la prendi mai anche se sono scostante, e io… 
– E tu? 
Lo disse così piano che, se il suo udito non fosse stato acuito dalla sua nuova natura, non l’avrebbe udito – Ho fame.


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