Long Way Home ~ Capitolo 29: Il ciondolo della discordia

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 16. Ali

Il mattino successivo, forse in colpa per il modo in cui si era comportato la sera precedente, Subaru era estremamente più gentile e si sforzava di non fuggire la sua presenza; Seishiro, pur senza ammetterlo, si lasciava ammansire da quell’atteggiamento e metteva da parte l’irritazione, dedicandosi alla colazione. Più di una volta il suo riottoso coinquilino aveva timidamente richiesto di potergli essere utile, ma a lui piaceva occuparsi della cucina: lo aveva fatto sin da ragazzino, prima solo per sua madre e poi per suo fratello, con il risultato che con il tempo quella era diventata una consuetudine a cui non intendeva rinunciare; aveva il ritmo dell’abitudine e, per una persona abituata a spostarsi di continuo, si trattava di un inestimabile tesoro del passato.

Subaru sembrava abituato ad essere servito, e questo gli ricordava, in modo curiosamente piacevole,  l’atteggiamento di sua madre: senza arroganza o presupponenza, semplicemente il piacere di accogliere le cure di qualcun altro.

Beh, il suo attuale coinquilino non era così benevolente, ma pazienza; aveva scoperto di averne un sacco, tanta come non se n’era mai aspettata da se stesso, e la cosa lo stupiva.

Solo che un giorno, come aveva spesso pensato, sembrò avere un brusco calo.

Subaru non stava facendo nulla di diverso dal solito, in fondo: sedeva su una delle sedie della cucina, quella più vicino al fuoco, ma non guardava le fiamme; la sua attenzione era tutta per il ciondolo che aveva al collo, due ali intrecciate, una bianca ed una nera, e lo carezzava con la punta delle dita, come un oggetto prezioso.

Seishiro ricordò, come un flash, di averne visto un altro uguale, precisamente al collo dell’altro vampiro.

Razionalmente, dopo, si accusò di immonda insensibilità: in fondo aveva rapito quel ragazzo, portandolo via dall’unica famiglia che probabilmente aveva, ed era normale che provasse malinconia e solitudine.

Solo che, in quel momento, riuscì a dire soltanto – Ti manca così tanto tuo fratello, Subaru-kun?

La voce era suonata più tagliente di quanto avrebbe voluto, ed il ragazzo aveva alzato il viso, sorpreso – Mi stavo solo chiedendo se Kamui-chan sta bene.

– Oh, certo – aveva continuato, ascoltando impotente l’irritazione della sua stessa voce – Io, invece, potevo anche crepare lì dove mi avevate lasciato, no?

Doveva aver detto qualcosa di molto grave, si rese conto, perché l’espressione di Subaru si fece di colpo pallida, gli occhi sgranati come se stesse per mettersi a piangere, ma sul momento Seishiro pensò solo  che aveva colpito nel segno e che la cosa lo rendeva piuttosto soddisfatto.


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