Long Way Home ~ Capitolo 27: Primo passo

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 47. Latte

– Ben svegliato, Subaru-kun.

I vampiri non dormivano quasi mai, Seishiro lo sapeva per esperienza diretta, ma quello di chiudersi ciascuno nella propria stanza, dopo cena, sembrava essere un comportamento in grado di allontanare l’imbarazzo di rimanere lì a fissarsi senza dire nulla.

– Buongiorno, Seishiro-san. Non pensavo di aver fatto così tardi…

– Non lo è – rispose lui con un sorriso. Lo era: Subaru scendeva sempre più tardi al mattino, giorno dopo giorno, e sembrava sempre ansioso di ritirarsi nella sua stanza la sera – Guarda fuori dalla finestra.

Seguì lo svolazzare delle lunghe code nere della giacca del ragazzo nella tenue luminosità della stanza, e rimase ad osservarne la figura esile di spalle.

– C’è la neve! – esclamò Subaru, un raro e timido sorriso sul suo viso, che si spense quasi subito, lasciando un’esile traccia solo nel verde dei suoi occhi.

Seishiro ignorò il solito sentimento di vaga frustrazione e lasciò il suo comodo posto davanti alla stufa – Siediti, ho preparato la colazione.

Non che in quella landa abbandonata dal Cielo potesse allestire una delle meravigliose tavole della sua infanzia e adolescenza, ma aveva fatto del suo meglio; il latte che un pastore, ogni mattina, vendeva passando di porta in porta era denso e dal colore candido, quasi perlaceo, il caffè sembrava non esistere, ma il tè era delizioso, anche se dal gusto tutt’altro che raffinato.

I biscotti secchi, in compenso, erano un insulto per il suo palato.

– Non mangiarli, Subaru-kun, sono terribili – si lamentò, allontanando il cestino da davanti a sé.

– Non sono tanto male – rispose conciliante il ragazzo, addentandone uno.

– Non ti lamenti mai tu, eh?

– Sei già così gentile ad occuparti tu di tutto, che non… non sarebbe gentile, ecco. E poi non sono così cattivi.

Era una giustificazione piuttosto in linea con il carattere di Subaru, si disse il cacciatore, perciò lasciò cadere il discorso per il tempo strettamente necessario a terminare la colazione: sgombrò il tavolo delle tazze e si mise a frugare nella dispensa.

– Ti serve qualcosa? – chiese Subaru.

– Sì – rispose Seishiro, posando i sacchetti dello zucchero e della farina sul tavolo – Visto che nessuno qui riesce a produrre dei biscotti decenti, dovrò pensarci io.

– Sai preparare i biscotti?

L’espressione lievemente sorpresa che aveva colorato il viso del vampiro smosse qualcosa nello stomaco del cacciatore, che la scacciò via – Ovvio – disse con un sorriso placido – Siediti lì, vicino alla stufa, e ammira, Subaru-kun!

 

~*~

 

Stranamente, e con gran piacere di Seishiro, Subaru non andò a sistemarsi nel punto più educatamente lontano da lui (era sempre molto attento a comportarsi come se non lo stesse deliberatamente evitando), ma si sedette su una delle sedie accanto al tavolo, osservando con occhi deliziosamente attenti ogni mossa del cacciatore; ignorò gli buffi di farina, anche quando andarono a depositarsi sul suo naso e sulle maniche della giacca, incantato dalle mani esperte dell’altro ragazzo.

– Almeno gli ingredienti sono buoni – commentò Seishiro, soddisfatto del suo operato e di quella rara attenzione; guardò la pasta liscia, quasi setosa, stesa sul tavolo e poi il ragazzo – Bene, che forma vuoi dargli?

– Ah – rispose il vampiro, riscuotendosi di scatto – Non lo so.

Il cacciatore sorrise e si mise all’opera, rimpiangendo i bei stampini che aveva lasciato a casa anni prima; ogni tanto sollevava appena lo sguardo e vedeva l’espressione concentrata, quasi incantata, con cui Subaru osservava le sue mosse. Gli ricordava un po’ Fu-chan, quei pomeriggi in cui faceva troppo freddo per uscire e, per ingannare il tempo, si metteva a cucinare qualcosa di dolce per merenda o dopo cena; ma c’era uno strano languore all’altezza dello stomaco, adesso, che non riusciva a spiegarsi.

Posò i biscotti nella rudimentale teglia che aveva acquistato tempo prima per il pane e la posò nel forno – Adesso bisogna aspettare… beh, vedremo quanto.

Subaru annuì impacciato, riluttante ad allontanarsi da lì; Seishiro mise sulla stufa il bricco del latte e gliene porse una tazza poco dopo, mettendosi all’opera con le pulizie, gettando ogni tanto uno sguardo al suo silenzioso coinquilino. Ringraziava sempre gentilmente, ma stava attento a non sfiorarlo quando prendeva gli oggetti che gli venivano porti, e non lo guardava mai negli occhi, sfuggendolo allo stesso modo in cui ne evitava la vicinanza.

Il forno emanava un calore incredibile, tanto da riscaldare l’intera stanza e cuocere i biscotti più o meno appena Seishiro ebbe finito di lavare le stoviglie: sotto gli occhi incantati di Subaru, estrasse la teglia e la posò sul tavolo (tanto era vecchio e pieno di graffi e bruciature, una in più non avrebbe cambiato molto), sospirando al pensiero di non avere nemmeno qualche codetta di zucchero per decorarli.

Però, quando Subaru ne morse uno, esclamando Sono buonissimi! con gli occhi che brillavano, si sentì un po’ meglio.


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