Long Way Home ~ Capitolo 19: Solo

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 33. Solitudine

Era la prima volta nella sua vita che Seishiro si sentiva solo.
Non gli era mai capitato, fino a quel momento, neppure durante gli anni trascorsi in giro per i mondi per conto di Yuuko; non c’era più nessuno, adesso, a guidare i suoi passi: il giorno in cui la Strega gli aveva proposto il contratto si era sentito frustrato dal dover viaggiare a comando, ma stava bene. Era come sempre: lui bastava a se stesso e, se anche doveva ascoltare i capricci della sua datrice di lavoro, si concedeva il lusso di girare come più gli aggradava, esplorare e studiare quel che preferiva; poi aveva incontrato Subaru e… ed era successo qualcosa. Non sapeva spiegarsi esattamente cosa, ma… qualcosa era cambiato. L’universo non era meno bello, i popoli ed i mondi non meno interessanti, i libri ed i tesori che scopriva non meno ricchi e affascinati… eppure, mancava qualcosa.
Forse, pensò una sera, mentre osservava le stelle nitide nel cielo di quel mondo stranissimo, in cui alberi e piante alti decine e decine di metri spuntavano in ogni dove, tra gli edifici e le strade, che si piegavano docilmente a quella convivenza, era cambiato qualcosa quel giorno, nella biblioteca di quel paese sommerso dalla neve, in cui, raccontando quel che aveva visto a Subaru, aveva pensato che viaggiare con quel ragazzo dagli occhi seri sarebbe stato bello.
Oppure era stato quel pomeriggio, con la schiena stretta contro uno scaffale, le mani di Subaru strette sulle sue spalle, le labbra famelicamente incollate alla sua gola.
Non riusciva a toglierselo dalla testa: a volte gli sembrava ancora di sentire quelle dita bianche, sottili, ma forti come l’acciaio, bloccargli le braccia, quelle labbra fredde, i denti aguzzi e la lingua calda lambire la sua ferita, il respiro bollente sul collo.
Voleva rivedere Subaru: voleva capire cosa lo ossessionasse così tanto, cosa gli impedisse di rimuovere il suo ricordo come sempre aveva fatto fino a quel momento con quello di tutti coloro che aveva incontrato; voleva capire cosa diavolo ci fosse, in quegli occhi verdi, dolci, e in quegli altri, dorati e brillanti come quelli di un gatto, da non uscire più dalla sua mente; cosa, in quel candore di bambino, in quel modo di vedere il mondo privo di pregiudizi e malizia, lo avesse affascinato tanto. Cosa avessero quegli occhi gonfi di lacrime, quelle spalle esili scosse dai singhiozzi, da non riuscire ad andarsene dalla sua mente, come le avesse sempre davanti. Come se gli fosse rimasto il rimpianto di non aver teso in tempo la mano per afferrarlo, per impedire che si dissolvesse nella luce.
Cosa, in quel dannato ragazzo, gli aveva fatto scoprire, per la prima volta nella sua vita, cosa fosse la solitudine.


Su Ao3


Credits & disclaimer

Phantasma © di Michiru, dal 7 gennaio 2007
Tutte le fanfictions ed alcuni dei banner che troverete qui sono © di Michiru, le canzoni, le citazioni ed i personaggi appartengono invece ai rispettivi autori. E' assolutamente vietato prelevare qualunque cosa da questo sito senza mio esplicito permesso. Sito non a scopo di lucro.
Layout © Juuhachi Go
Patterns © Photoshop Stock