Long Way Home ~ Capitolo 1: L'inizio

Mezza Tabella Maledetta TRC Seishiro, 01. Addio

Aveva lasciato casa sua che era poco più di un ragazzino: aveva riempito una sacca con i suoi vestiti, qualche libro, una foto incorniciata, e se l’era messa a tracolla.
Sua madre, la splendida donna che lo aveva cresciuto, aveva messo il broncio, ma nulla aveva potuto contro la determinazione del suo primogenito; eppure, il giorno in cui si erano salutati, era riuscita a metter da parte per un istante il suo malumore: gli aveva stretto le braccia al collo ed aveva premuto la guancia contro la sua. 
Lui aveva chiuso gli occhi, una volta tanto, inspirando il profumo di cipria e camelie che sua madre si portava sempre dietro, pensando per la prima volta che gli sarebbe mancato. La strinse a sé, sollevandola un po’ da terra (senza sforzo, poiché la donna era esile come la carta e già più bassa di lui, ancora solo un adolescente) – Tornerò, prima o poi.
Lei aveva sospirato appena e si era sciolta dall’abbraccio, sorridendo – Certo.
Sapevano perfettamente che non sarebbe successo.
L’altro addio fu ben più drammatico: Fu-chan lo guardava dalla porta della sua stanza, mordendosi coraggiosamente il labbro inferiore per non piangere.
Seishiro gli si era avvicinato e aveva posato una mano sul capo arruffato, accarezzandolo – Ciao, Fu-chan. Comportati bene e pensa alla mamma: adesso sei tu l’uomo di casa!
Il bimbo, di appena sette anni, annuì energicamente, ma due lacrimoni rotolarono giù; si vergognava tantissimo di piangere davanti al suo fratellone, ma non riusciva a trattenersi: non aveva mai conosciuto il papà, e la figura di riferimento di quella casa non era certo stata sua madre, bellissima ma assolutamente negata nel suo ruolo di genitrice. Era Seishiro che, a soli sette anni, lo aveva aiutato ad imparare a camminare, mentre Setsuka sorrideva deliziata da quello spettacolo adorabile; era Seishiro, come un papà, che lo aveva accompagnato al primo giorno di scuola insieme alla mamma, ed era lui che, già a nove anni, aveva imparato a cucinare. Era lui che, la sera, gli si sedeva accanto, sul letto, leggendogli non le favole, ma i suoi libri di viaggio preferiti, ed era con lui che, nelle giornate in cui la mamma era fuori a lavorare, parlava di quando sarebbero stati grandi e sarebbero andati anche loro a fare quei viaggi in giro per il mondo; era Seishiro che lo aiutava a fare i compiti, era Seishiro che… che era il suo niisan, ed ora non riusciva ad immaginarsi in quella casa senza di lui.
Era stato arrabbiatissimo, il giorno in cui Seishiro si era procurato quello strano amuleto ed aveva detto che gli avrebbe permesso di raggiungere la Strega delle Dimensioni, che gli avrebbe dato il potere di spostarsi attraverso i mondi; Seishiro-niisan non poteva andarsene così, era troppo presto! Quei viaggi dovevano farli insieme, non era giusto che lui partisse e lo lasciasse lì da solo! Poi però suo fratello gli aveva spiegato che, quando anche lui fosse stato più grande, sarebbe potuto andare anche lui dalla Strega, e si sarebbero incontrati di sicuro, in uno dei loro viaggi. Non era stato d’accordo, ma non aveva potuto farci niente: Seishiro-niisan era così, e lui lo ammirava tantissimo, anche per quello.
Ricordava ancora com’era stato accarezzare i capelli del suo fratellino, sottili, folti e sempre scompigliati; Fu-chan tremava un po’ e si disse che forse aveva chiesto troppo ad un bambino così piccolo; si era chinato e l’aveva preso in braccio, ed il bimbo gli si era aggrappato al collo, piangendo piano.
– Non è mica un addio vero, Fu-chan – gli aveva sussurrato – Appena sarai grande, potrai partire anche tu: pensa che bello, girare per i mondi, andare a caccia di cose strane!
– E ci vediamo ancora, poi?
Faceva tenerezza a vederlo così, con gli occhi gonfi e le guance rosse, un bambino di solito sempre allegro e scatenato, come quando giocavano agli esploratori nel bosco vicino casa – Certo, Fu-chan! E passeremo le ore a raccontarci tutto quello che abbiamo fatto fino a quel momento, sarà anche meglio che leggerlo dai libri!
– Va bene – aveva risposto, tirando su con il naso coraggiosamente.
Seishiro lo aveva rimesso giù, aveva recuperato la sua sacca: gli aveva baciato la fronte e, dopo un ultimo saluto alla madre, aveva varcato la soglia di casa.


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