Faraway Scent ~ La palma di Natale
Quando Kamui entrò nella saletta che avevano adibito a salotto, di quella scalcinatissima casa tutta in legno, notò immediatamente delle stranezze: non il fatto che Fuma fischiettasse, né che stesse trafficando con qualcosa. Era vedere una palma particolarmente folta a cui l’umano lottava per attaccare delle palline, che lo spiazzò.
– Che stai facendo?
– L’albero di Natale! – annunciò il Cacciatore, festante – Ti va di aiutarmi?
– Qui il Natale non esiste – rispose Kamui, con gli occhi sgranati dalla sorpresa – Non esiste neanche l’inverno! – aggiunse, indicando l’estate che soffocava il pianeta fuori dalla finestra: un mondo di perenni sole, zanzare, caldo e scirocco, il suo sogno – ma questo non lo disse.
– Beh, a casa mia esiste – disse placido Fuma – E, secondo il mio calendario astrale, oggi lì è l’otto dicembre e si fa l’albero di Natale
– Ma qui non esiste dicembre! – gemette il vampiro, sconvolto – E poi, lo dice la parola stessa: “albero –che sarebbe un abete, un pino, non una palma, Fuma! – di Natale”, quindi lo si fa a Natale, cioè il venticinque dicembre. Che qui, tra l’altro, non esiste.
– Non si può fare l’albero il venticinque – rispose il Cacciatore, sorpreso – Altrimenti hai meno di ventiquattr’ore per godertelo! E addobbare tutta la casa è una fatica, se devi decorare e smontare tutto in neanche due giorni.
– A che ti serve addobbare tutta una casa? – chiese ancora, spiazzatissimo, Kamui.
Fuma gli lanciò un’occhiata incuriosita, perché il vampiro era sinceramente sorpreso per quella sua tradizione famigliare – Sul tuo mondo non si festeggia così?
– Sul mio mondo il Natale non c’è – brontolò l’altro – E non mi verrebbe comunque mai in mente di tenere quella roba in giro per casa per un mese! Se quella festa umana è il venticinque dicembre, che si festeggi e addobbi il venticinque dicembre, che senso ha farlo prima?
Il Cacciatore sorrise e alzò gli occhi al cielo.
Se gli avesse detto ciò che pensava, cioè che certe cose si fanno e basta, per tradizione, per abitudine, ma soprattutto per sentirsi a casa anche sperduti negli universi, probabilmente non avrebbe capito lo stesso; questo significava una sola cosa.
– Vorrà dire che, da oggi, dovrò educarti al Natale.
– Cosa?!
– Massì, sarà divertente: decorare l’albero, casa, preparare i dolci tipici…
– Io non toccherò mai un forno per una cosa così stupida, non sono mica tuo fratello!
Ma Fuma ghignava in maniera tutt’altro che rassicurante – Seishiro è un maestro nell’arte del Natale: non vorrai mica fare la figura dell’ignorante, quando rivedrai Subaru-san, no?
Il vampiro mise il broncio, incrociando le braccia – Idiota.
– D’accordo, ho capito – afferrò un cavo e lo cacciò in mano all’altro – Cominciamo dai fondamentali: le luci si mettono per prime.
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