Drizzle
La prima reazione degli studenti al cadere della pioggia fu una fuga stizzita: era un’ingiustizia, si dicevano, che la loro pausa pranzo dalle lezioni dovesse essere guastata così… e dire che, fino a poco prima, c’era stato il sole! Da dove cavolo erano arrivate le nuvole? Stupidi temporali primaverili, commentò più d’uno.
Mentre tutti si muovevano mogi verso le aule, uno studente dagli abiti trasandati uscì dal portico dell’università: rimase qualche istante fermo sotto la pioggia, come se stesse riflettendo; poi alzò lo sguardo in su e, sotto lo sguardo incuriosito dei pochi spettatori rimasti, allargò le braccia e, con un sorriso che gli tagliava a metà il viso, esclamò – Così è perfetto!
Non c’era niente, al mondo, come il cielo durante le piogge primaverili, quando il sole brillava soffuso tra le nuvole biancastre e le gocce, cadendo, riflettevano ognuna un suo personale arcobaleno di cristallo dallo sfondo azzurro.
– Che spettacolo – sussurrò estasiato Morita.
Erano anni che tentava di rendere quell’immagine, ma sapeva che non sarebbe mai stato capace di riprodurre quella luce unica, indescrivibile come il riverbero di un vetro; ma era sicuro che il Korobokkuru sarebbe riuscita a renderlo esattamente come lui lo vedeva, dorato e scintillante come vetro infranto.
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