L'oscuro sovrano della notte

Cooper non era coccoloso.
Mai.
Perché erano maschi, perché avevano un sacco di anni di differenza, perché i fratelli maggiori i minori li picchiano, non li coccolano; poi magari li difendono dai bambini prepotenti dei giardinetti, ma non li coccolano.
Mai.
Quando Coop lo faceva, era solo a scopo denigratorio.
Blaine giocava felice con la sua tenuta da Nightbird: era impegnato a salvare il suo fido famiglio dalla Torre della Malvagità, dove il suo spietato nemico, il terribile Lord Mangustian, lo aveva rinchiuso per costringerlo a rivelargli l’identità del supereroe.
Tradotto: Blaine aveva lanciato il suo cucciolo di peluche preferito in cima alla libreria (quella pesante, inchiodata al muro) e ora si dava alla scalata dei ripiani per andarlo a recuperare.
Mentre era impegnato nell’arrampicata, Cooper era entrato in camera sua.
– Scricciolo, se cadi e ti spacchi la testa mamma mi mette in punizione per un mese. E in quel caso io prenderò a calci la tua tomba, sappilo.
– Coop, devi bussare quando entri!
– Non prendo ordini da un moccioso appeso alla libreria.
– Io non sono un moccioso!
– Ah no? – ghignò il fratello.
No! Sono un supereroe e quando sarò più alto di te ti riempirò di botte!
– Awww, ma ci speri davvero, scricciolo? Lo sappiamo tutti che io ho ripreso da papà e tu da mamma: sei destinato ad essere tappo!
– Te la farò vedere io!
Cooper alzò gli occhi al cielo, afferrò il fratellino e se lo tirò sulle spalle, in modo da farlo arrivare al peluche: quando lo tirò giù, Blaine era tutto soddisfatto e col suo cucciolo stretto al petto (e un ricciolo di polvere sui capelli ingellati) – I giocattoli che ti piacciono non si tirano sull’armadio, scricciolo, altrimenti non ci arrivi a riprenderli e pianti un casino finché non te li recupera qualcuno.
– Ci sarei riuscito da solo – lo rimbeccò Blaine – Mi mancavano solo tre ripiani!
– Cos’è questo disastro? – esclamò la signora Anderson, entrando nella stanza – Tra poco arrivano le mie ospiti e non voglio sentire baccano. Blaine, levati quel costume di dosso.
– Ma non voglio!
– Passi quando giochi, ma quando c’è gente in casa sei pregato di vestirti in modo decente.
– Ha cinque anni! – esclamò Cooper.
La madre alzò gli occhi al cielo.
– E le tue amiche hanno detto che è adorabile – proseguì il figlio.
– Mai nessuno che mi ascolti in questa casa – sospirò lei, uscendo dalla stanza con le mani alzate in segno di resa.
Blaine aveva il broncio – Io non sono adorabile – brontolò.
Quando vide il ghigno di suo fratello, capì di aver commesso un errore fatale.
– Oh, ma sììììììì che lo sei, Birdino! – cinguettò Cooper.
Non ci provare, Coop!
– Ma come noooo? – rispose l’altro, scagliandolo impietosamente sul letto e iniziando a fargli il solletico – Sei così adoraaaaabileeee!
– Smettila Coop! – gemette tra le risate Blaine – Non sono adorabile, sono l’oscuro sovrano della notte!
Fine del solletico: Cooper giacque in terra, scosso dalle risate come neanche da una crisi epilettica, per dieci minuti, mentre Blaine continuava a chiedergli perplesso – Che ho detto di tanto buffo?


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