Stairway to Heaven ~ V. Dove Il Male trova la più autolesionistica delle soluzioni, ma non se ne avvede

Nightbird stava per andarsene, dare un ultimo saluto alla statua e tornare a casa, dove Cooper lo avrebbe accolto con la cena e piani su piani per tentare di distrarlo da quella che credeva essere noia, ma solo perchè Cooper era stato creato per essere utile e quindi non poteva capire, o riconoscere, una crisi data dal sentirsi inutile.

Stava per farlo quando vide qualcuno, dall’altro lato dell’anello, l’ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare, soprattutto lì, dove, dannazione, non c’era un modo per scendere senza essere visto; Kurt Hummel era quasi alla curva, ovvero a pochi secondi dal vederlo (fortunatamente teneva lo sguardo ancora sulla statua), perciò Nightbird fece per scattare verso l’ascensore che si trovava sul suo lato, salvo ritrovarsi un carrello di libri piantato nello stomaco appena si fu voltato.

– Siamo chiusi – annunciò la voce del custode – E poi, come si è combinato? Questo è il più malfatto travestimento da Nightbird che abbia mai...

Ma il cervello del criminale aveva preso a lavorare a velocità pazzesca: puntò contro l’aria scettica dell’uomo la pistola disidratatrice e fece sparire il cubetto che il poveraccio era diventato tra i volumi sul carrello; fu lì che si accorse della cazzata appena commessa: non aveva copiato il suo aspetto. Quindi ora era incastrato lì, a pochi metri da Hummel, con la sua faccia, il suo costume, ed era ufficialmente nella merda.

Con una mossa disperata tirò fuori l’orologio che aveva funzionato così bene su Shuester, lo sciagurato giorno in cui aveva sconfitto Metroman, e provò se quell’opzione su cui aveva lavorato da poco funzionava: la luce blu riverberò su di lui e, al posto della divisa nera, Nightbird si ritrovò con una delle mise che aveva copiato da un manichino durante lo shopping con Cooper settimane prima; addocchiata una bottiglietta sul ripiano inferiore del carrello se la versò sui capelli per tentare di liberarli dal gel, accorgendosi troppo tardi che doveva trattarsi di Vetrix, e si asciugò alla bell’e meglio con i fogli di carta assorbente che c’erano lì accanto. Non voleva sapere che ne era dei suoi stupidi capelli.

Per completare l’opera, frugò velocemente dentro un sacco con scritto Oggetti smarriti e ne tirò fuori un paio di occhiali da vista neri, a cui fece appena in tempo a far saltare via le lenti prima che la voce di Kurt lo raggiungesse.

– Chi è?

Nightbird alzò gli occhi al cielo, sperò andasse bene e si voltò. Confidava molto nell’assenza di maschera e, soprattutto, nei suoi capelli a caso – Sono il nuovo custode.

– Oh – rispose Kurt, perplesso – Avevo incrociato giusto mezz’ora fa mister Ben che si lamentava di essere sempre solo come un cane, qui.

– No, Ben è... andato. Ferie. Vacanze. Sono il sostituto.

– Un sostituto che prende servizio all’ora di chiusura?

– … politica del museo. Così ho tempo per ambientarmi.

L’altro lo squadrò, ancora poco convinto – Ok. Il suo nome...?

– Be- Blaine.

Blaine? Che nome è Blaine? Ah già, uno dei negozi che aveva svuotato di papillon, si chiamava qualcosa&Blaine. Doveva tornarci, avevano dei cardigan bellissimi.

Kurt fece una mezza risata – Beh, lieto di conoscerla, Blaine. Mi vedrà qui molto spesso, purtroppo, visto che la mia coinquilina passa qui tutti i suoi pomeriggi liberi.

– … Ok?

– Quando vedrà una ragazza bruna con orrendi maglioni che singhiozza davanti ad un qualsiasi cimelio di Metroman, sarà lei.

– … Capisco. Beh, adesso io devo... – cominciò Nightbird, spingendo rapidamente il carrello verso l’ascensore e spingendo il bottone con un po’ troppa foga.

– Oh, sì, orario di chiusura. Scendo con lei – rispose Kurt, balzando nell’ascensore con lui.

Era il drammatico momento dei silenzi imbarazzati; in questo caso sarebbero stati anche pericolosi, perché c’era il rischio che l’altro si soffermasse troppo sul suo aspetto.

– La sua amica non si rassegna? – buttò lì Nightbird, notando che quel maledetto affare sembrava calato a mano da operai particolarmente pigri, tanto era lento.

– E chi potrebbe? – sospirò Kurt – Metroman era Metroman.

– Già – sospirò di rimando il criminale.

– Non riesco ancora a credere che sia successo – proseguì il ragazzo, guardando dalle pareti di vetro in sù, verso la statua che stavano fiancheggiando nella loro discesa – Mi aspettavo una delle sue fughe all’ultimo momento.

– Anch’io... era fantastico in quelle. Credevo sempre fosse finita per lui e invece, wow, sorpresa! Ritenta, sarai più fortunato. E invece era quella la fortuna.

– … Lei lo ammirava molto, vero? Era di quelli che assistevano alle sue battaglie sperando sempre che non gli accadesse niente di male – chiese Kurt, gli occhi leggermente lucidi.

Nightbird lo fissò spiazzato: non lo aveva mai pensato in questi termini alle tante battaglie del passato, ma... sì. Aveva sempre sperato che Metroman non si facesse mai male, mai davvero, perché, da parte sua, Metroman si era sempre curato di non farne a lui, sapendo che non era munito di super poteri – Già.

– Metroman era così – sospirò Kurt – Sapeva farsi amare, non si poteva non fare il tifo per lui.

Il criminale sorrise, pensando a quanto vere fossero quelle parole.

– Anche perché guarda in mano a chi siamo finiti, adesso – esclamò Kurt, cambiando tono – Un pazzo criminale che consuma metà della produzione annuale di gel della Nazione.

Nightbird sollevò un sopracciglio, scocciato – Beh, a me sembra gli dia un aspetto distinto.

Kurt alzò gli occhi al cielo, uscendo dall’ascensore – Mai detto il contrario. Anzi. E le posso garantire che dal vivo è anche meglio, se solo non fosse, appunto, un pazzo criminale e noi non fossimo tutti nelle sue mani ad attendere chissà quale sciagura.

– Beh, non mi sembra lei sia mai uscito con un solo capello torto da tutti i vari rapimenti! – commentò Nightbird, prendendo le scale mobili.

L’altro si guardò le unghie, fingendosi annoiato – Non dirò che si comportava da gentleman, visto che chiaramentenon lo è. Nessuna persona decente può voler conquistare una città per i suoi scopi e assoggettare la sua popolazione senza manco la cortesia di informarli su cosa li aspetta!

– Magari ha solo bisogno di tempo per riflettere! – esclamò Nightbird, esasperato – Magari si è reso conto dell’enormità della cazzata che ha fatto e vorrebbe solo poter tornare indietro e rimettere tutto a posto!

Kurt si fermò a guardarlo, sorpreso – Grandioso. Lei riesce a vedere del buono persino in quello là? Pensavo ci riuscisse solo Metroman.

L’altro sussultò, preso alla sprovvista prima dalle sue stesse parole e poi da quelle di Kurt – Cosa ne sa, lei?

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo – Oltre a giocare ai supereroi, quei due avevano l’abitudine di mettermi in mezzo: tra un salvataggio e l’altro, Metroman mi ha parlato di Nightbird, e il bello è che non sembrava arrabbiato, sembrava... – scosse il capo, incredulo – Sembrava un bambino che parla del suo compagno di giochi preferito. Una volta è arrivato persino a dire che la sua vita sarebbe stata un’interminabile noia, senza quel criminale.

Stavolta fu Nightbird ad imbambolarsi, tanto che quando la scala mobile li portò al piano inferiore inciampò e rischiò di finire a terra – Le ha detto questo?

Kurt sorrise e si strinse nelle spalle – A modo suo, era un tipo bizzarro anche lui. Un po’ tonto, persino. Però mi manca... manca a tutti.

– Già... manca anche a me.

– Diceva sempre che Nightbird era utile, perché senza di lui non sarebbe esistito nemmeno Metroman: gli ho chiesto se intendeva dire che fossero come lo Ying e lo Yang, ma lui mi ha guardato perplesso e ha detto che erano piuttosto come il menù del McDonald’s senza le patatine e il gelato omaggio. A volte penso che fosse cretino – sospirò, alzando gli occhi al cielo.

Nightbird scoppiò a ridere, perché per un attimo immaginò Metroman, appollaiato su un palazzo nella sua sfavillante tutina bianca, ad ingozzarsi di cibo spazzatura come un ragazzino delle superiori e l’immagine gli sembrò assurdamente calzante e viva.

Kurt ridacchiò e gli sorrise, e Nightbird sentì qualcosa fare le capriole nel suo petto.

– Metroman era convinto che, dove fosse comparso il Male, il Bene sarebbe arrivato a risolvere tutto: ci credeva davvero e voglio crederci anch’io.

– D-davvero?

– Certo! Non è possibile rimanere in questa situazione, sono sicuro che qualcuno verrà a salvarci.

Nightbird guardò un grande poster accanto al portone d’uscita, su cui un Metroman fissava intensamente verso qualcosa che non era stato ripreso dalla foto: forse era il futuro, forse più probabilmente il nuovo Burger King costruito solo qualche mese prima, non avrebbe saputo dirlo, ma gli diede un’idea – Un nuovo eroe – sussurrò.

– Esatto! – esclamò Kurt – Nei film, morto un supereroe ne arriva sempre un altro a sconfiggere il male. Ma appunto, sono solo film, forse credere nell’esercito sarebbe più...

– Certo che arriverà un nuovo eroe! – esclamò Nightbird, al settimo cielo – Basta solo crearne un altro!

Kurt fissò perplesso quel ragazzo con l’aria da nerd e pensò che, mentre delirava di supereroi con la sua aria da bravo ragazzo, la camicia nera e il papillon rosso, sotto a quel cespo di capelli ricci incasinati c’erano degli occhi molto carini.

– Non sai che favore mi hai reso, Kurt! – proseguì Nightbird, ricordandosi a malapena che vestiva i panni del custode e accompagnandolo quindi all’entrata.

– Sì, in effetti ti vedo molto più... di buon umore – non potè fare a meno di commentare l’altro, divertito – Ci vediamo in giro, Blaine.

– Oh, prima di quanto tu non creda – rispose il criminale guardandolo andar via: aveva proprio ragione Cooper,niente gli risollevava il morale come avere a che fare con Kurt Hummel. Anche senza sequestro di mezzo.

 

~*~

 

Cooper lo attendeva davanti alla tavola apparecchiata, gli occhi incollati davanti ad un poliziesco dall’altissimo contenuto trash che adorava: Nightbird entrò con ancora l’aspetto di Blaine, gridando – Coop! Ho avuto un’illuminazione!

L’automa lo fissò sorpreso – Chi diavolo sei, tu?

– Oh, già – rispose il criminale, riprendendo il suo consueto aspetto, ma rimanendo con un inquietante massa di ricci sulla testa.

– Scricciolo, quando ti dicevo di lasciar respirare il cervello spalando via un po’ di gel, non intendevo questo! – poi, annusandolo – Li hai lavati col Vetrix?

– Questo non ha importanza, adesso! – esclamò l’altro – Ho un piano, Coop! So come risolvere tutti i nostri problemi!

– Io non ho problemi – rispose quello – E neanche tu, dopo una seduta dal parrucchiere. Una seduta lunga.

– Invece sì! – esclamò Nightbird, iniziando a correre verso il tavolo da lavoro del sindaco – Dobbiamo tornare al laboratorio segreto!

– A me piaceva la tv via cavo!

– Ok, puoi portartela dietro, ma non è questo il punto! Hai visto com’eravamo annoiati...

– Io non ero annoiato, ci sono un sacco di sceneggiati interessanti...

– ... come ci sentivamo vuoti e senza scopo...

– Ho un sacco di scopi nella vita! Potrei diventare un attore, ora che ci penso...

– ... come ci sentivamo inutili!

– Scricciolo, mi sento inutile solo quando ti guardo lì, con quella pecora morta sulla testa. Mettiti un cappello, almeno!

– Coop, vorresti degnarti di ascoltarmi e soprattutto smettere di parlare dei miei capelli?!

L’automa lo fissò, concentratissimo, per quasi mezzo minuto. Poi gettò la spugna – No, davvero, non ce la posso fare. Ficca la testa sotto il lavandino e poi ne parliamo.

Nightbird emise una specie di ringhio e andò in cerca del primo bagno disponibile – Io lo metto a parte del piano più geniale della mia vita... – e il resto della frase andò perduto, dietro allo sbattere della porta.

Coop lo ignorò e puntò la sveglia alle sette per andare dal barbiere, l’indomani.

 

~*~

 

Usciti da un terrorizzato salone di barbiere, Cooper recuperò la macchina e si diresse verso il rifugio segreto – Non so, scricciolo, a me sembra una follia: con tutta la fatica che abbiamo fatto per liberarci di Bietolaman...

– Non capisci, Coop? – sospirò l’altro, che aveva ripetuto quel discorso già mille volte – Io sono un Cattivo. Un Super Cattivo: senza un Eroe Buono che mi affronti, non sono niente.

– Continuo a non seguirti.

– Sono come uno Yang senza lo Ying.

– Eh?

– Come il giorno senza la notte.

– Non mi sembrava si mancassero granché.

– Come Javet senza Jan Vajant.

– Chi?

– Coop, cazzo, sono come Ridge senza Brooke!

– Merda, scricciolo, adesso capisco perché eri così depresso! Perché non me l’hai detto prima?!

– Perché ci ho provato ma evidentemente, prima che tu passassi le ultime tre ore a parlarmi della trama di Beautiful mentre ero immobilizzato sulla sedia di un barbiere e non potevo sfuggirti, non avevo termini di paragone esatti per farmi capire da te!

– Non importa, ora ti ho capito e sono a tua disposizione: ieri, nel delirio, i tuoi orribili capelli, non ho capito bene cosa ti serve. Dove lo prendiamo il DNA di Bietolaman?

– Al laboratorio segreto è rimasto il suo mantello: ci troveremo sopra un capello, invisibili frammenti di pelle...

– ... la forfora...

– Coop, Metroman non aveva la forfora. Ha fatto anche quello spot per i capelli sani!

– Avrebbero dovuto farlo fare a te: mi ci gioco i DVD di Pretty Little Liars se sbaglio!

– ... oddio, Coop, sei ricaduto nel tunnel di Pretty Little Liars?

– Non ce la faccio a vivere se non scopro chi ha ucciso Alison! – gemette l’automa.

– Io continuo a dire che non è morta – bofonchiò Nightbird – E comunque, piantala di distrarmi!

 

~*~

 

Il mantello di Metroman era stato custodito in una teca speciale del laboratorio, con grande perplessità di Cooper che aveva proposto di dargli fuoco e danzarci intorno come aveva visto fare da alcuni aborigeni alla tv, ma Nightbird s’era opposto: pur nell’euforia dei primi momenti in cui, dopo una vita di sconfitte, poteva dirsi trionfatore, c’era un piccolo angolo del suo cuore che non voleva distruggere l’ultima cosa che gli rimaneva di Metroman.

Dopo una minuziosa esplorazione del colletto con una lente d’ingrandimento, Nightbird dovette arrendersi.

– Te l’avevo detto, scricciolo – esultò l’automa – Forfora! Puoi essere Super Bietola quanto ti pare, ma la forfora è implacabile!

Nightbird alzò gli occhi al cielo, tra lo sconvolto e l’esasperato: prelevò con le pinzette un po’ di quella roba e la portò nel macchinario per l’estrazione del DNA; adesso era questione di aspettare: se la macchina avesse ritenuto sufficiente la materia estratta (e lui sperava ardentemente di ), nel giro di un paio d’ore ne avrebbe estratto il DNA, lo avrebbe convogliato in una capsula che, una volta inserita nel corpo del Prescelto, gli avrebbe trasmesso gli straordinari poteri di Metroman.

– E poi, scricciolo? – chiese Cooper, sfogliando una rivista di acconciature che aveva preso dal parrucchiere – Che ci facciamo? No perché se viene anche tonto come Bietolaman abbiamo risolto, bisognerà tappezzare la città di cartelli per fargli capire che deve fare della sua vita, figurati della nostra…

– Lo addestreremo, Coop! – esclamò Nightbird, esaltato – Ci travestiremo e gli insegneremo a controllare i suoi poteri: ho combattuto con Metroman tante di quelle volte che li conosco tutti a memoria; e poi gli diremo che Nightbird ha la città in suo potere e che è suo dovere combatterlo per liberarla, e da lì si ritornerà ai bei vecchi tempi e…

– … Tu verrai mazzolato e riportato da Shuester – concluse l’automa – Seriamente, scricciolo, non ho capito da dove ti arriva questa ossessione autolesionistica.

Nightbird gli puntò un dito contro – Come Ridge senza Brooke.

Cooper alzò le mani al cielo.


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