Stairway to Heaven ~ II. Dove Il Male inizia a divertirsi

Da dove si comincia ad essere cattivi?

Nightbird era dubbioso, perché non lo aveva ben chiaro: gli altri detenuti, una volta scoperto il suo piano, lo avevano accolto affettuosamente e gli avevano offerto il loro aiuto spiegandogli come avevano iniziato la loro “carriera”: solo che il bambino non aveva biciclette, orologi, portafogli o altro da rubare (e non poteva mica rubare agli altri ladri, c’era un codice d’onore da rispettare!), né poteva andare porta a porta sfruttando i suoi occhioni da cucciolo per inventare truffe con cui spillare soldi alla gente e poi era troppo piccolo per “sedurre giovani o vecchie ereditiere”, che sembrava una cosa che interessava parecchio a Cooper, ma che lui non aveva capito bene come funzionasse.

Va beh, si disse, adesso faccio quello che posso, alle ereditiere ci penso tra qualche anno.

Poi, guardando la maratona di film su Batman una sera in tv, comprese una cosa bellissima: primo, che non serviva avere i superpoteri come quello scemo di Hudson per fare cose fantastiche, ma bastava saper inventare oggetti che sopperissero alla loro mancanza (e quella era una cosa che lo aveva impensierito tantissimo, perché non avrebbe saputo proprio come porvi rimedio: insomma, era un bel sollievo!); secondo, che un vero cattivo non si limita a volersi arricchire e a non vivere in un carcere, come aveva sempre creduto, ma vuole di più... vuole tutto: vuole conquistare il mondo e diventare una specie di re, così può avere tutto quello che vuole senza bisogno di soldi e tutti devono fare quello che decide lui. Era illuminante, non avrebbe immaginato che potesse esistere una cosa del genere!

A notte fonda aveva gli occhi rossi, mezzo rotolo di carta igienica scarabocchiato di appunti e un piano geniale in mente.

– Hey Coop – chiamò, scuotendo l’androide, che era andato in stand-by, per una spalla – Ti va bene se invece di solo cattivo divento il – rilesse gli appunti – Padrone incontrastato di Gotham... di Metrocity?

– Diventa quello che ti pare, Scricciolo, basta che ora mi fai dormire – mugugnò Cooper, girandosi assonnato dall’altra parte.

Nightbird si strinse nelle spalle soddisfatto – Ok.

 

~*~

 

Ci vuole un sacco di impegno per diventare Padrone Incontrastato di una città, pensò Nightbird la mattina dopo, davanti ai suoi appunti: l’intelligenza superiore ce l’aveva (o almeno così diceva Cooper, parlandogli della gente del suo pianeta), quindi ora doveva soltanto ampliarla e applicarla; ergo, aveva bisogno di libri per studiare.

Il direttor Shuester, dopo il casino che aveva combinato nella piccola scuola di miss Emma, non era la persona più incline ad aiutarlo: anzi, iniziava a covare persino il sospetto che il bambino avrebbe potuto far saltare in aria anche il suo carcere, se gli avesse messo in mano gli strumenti per farlo, quindi la sorveglianza e la razzia di qualunque oggetto nella loro cella era continua. Ma Shuester non poteva impedire alle assistenti sociali di passare due volte a settimana a vedere come se la cavava il piccolo detenuto e quindi, quando quel mercoledì pomeriggio miss Beiste passò a trovarlo, Nightbird sfoderò la sua aria cucciolosa più devastante (Cooper gli aveva dato una sistemata ai capelli e, dopo avergli fatto fare qualche smorfia, ne aveva promossa una commentando Ecco, con questa uccideresti chiunque) e pigolò che non poteva andare più a scuola perché era successo un incidente.

La donna, con le fattezze di un carroarmato con i riccioli e le labbra rosse e il cuore fatto di meringa caramellata, prima inveì inferocita contro Shuester e poi gli promise che lo avrebbe fatto ammettere di nuovo.

– No, no – pigolò Nightbird, contento di conoscere almeno una persona gentile e interessata a lui – A scuola non ci voglio più andare, perché gli altri bambini mi prendono in giro...

– Ma hai bisogno di un’educazione, tesorino – rispose lei, accarezzandogli i ricci incasinati – O finirai per rimanere sempre qui dentro come questa gentaglia!

– Ma posso farmela da solo! – esclamò il bambino, felice che la discussione stesse procedendo come aveva sperato – So leggere e scrivere, mi bastano i libri! Ma il Direttore non vuole prendermeli, nemmeno dalla biblioteca...

Stavolta miss Beiste emise una specie di ruggito e, balzando in piedi con l’agilità di un lottatore, si diresse a passo di marcia verso la porta blindata – Lascia fare a me, zuccherino, ci parlo io con il Direttore.

Blaine non capì proprio tutto tutto tutto, anche se le grida imperiose della donna gli arrivarono piuttosto chiare attraverso i quattro piani di cemento armato: ma di lì a mezz’ora miss Beiste fu di ritorno, guidando (o megliotenendo con una presa d’acciaio per una spalla) mister Shue e l’uomo entrò nella cella con i capelli dritti, gli occhi sgranati e pallido come un lenzuolo.

– Tutto bene, signor Direttore? – chiese Nightbird, sorpreso.

Shue si volse appena verso miss Beiste – B-benissimo, Nightbird. Ora, miss Beiste ritiene giusto che tu abbia un’istruzione... ma viste le tue tendenze distruttive dell’ultima volta, abbiamo optato per un accomodamento: ogni settimana lei ti porterà i libri che ti servono...

– Tutti i libri che vuole – corresse lei.

– ... volevo dire tutti i libri che vuoi e tu potrai chiedere a lei se avrai bisogno di spiegazioni. Va bene? – aggiunse, fissando terrorizzato la donna, che annuì con decisione.

Appena l’uomo fu uscito, ancora visibilmente scosso, miss Beiste si mise in ginocchio per essere alta quanto il bambino (e riuscendo comunque a sovrastarlo) e sorrise tenerissima – Va bene così, zuccherino?

Nightbird le buttò le braccia al collo e la strinse forte – Lei, miss Beiste, è la migliore del mondo!

 

~*~

 

Grazie al patrocinio della sua assistente sociale, quindi, Nightbird ebbe a disposizione qualunque libro o manuale volesse: studiare gli era sempre piaciuto e farlo da solo lo faceva sentire più tranquillo di quando doveva rendere conto della lezione davanti ad una classe di bambini a cui lui non piaceva e che non si aspettavano altro che un suo errore per arricchire le loro canzonature (e poi con quei programmi si annoiava a morte); e poi c’era Cooper, che essendo un androide poteva leggere tutto in pochissimo tempo ed apprenderlo, in modo da spiegarglielo o da ricordarglielo, a mo’ di banca dati, più avanti.

Nel giro di un paio d’anni il bambino aveva studiato tutta la teoria di cui pensava di avere bisogno: meccanica, chimica, fisica... il suo cervello di bambino ignorava cosa fossero le favole e le filastrocche, ma era perfettamente in grado di progettare armi a raggi laser e costruire ordigni con oggetti di fortuna; però siccome il mondo esterno non aveva una particolare attrattiva per Cooper e lui non voleva fare a meno di miss Beiste (e poi era sinceramente spaventato al pensiero di lasciare l’unico luogo che avesse sempre conosciuto), ci mise un bel po’ ad organizzare il suo piano di evasione.

Fu solo quando la sua assistente sociale fu costretta a trasferirsi, dopo il matrimonio, e glielo comunicò in lacrime durante una delle consuete visite settimanali, che Nightbird (giurando e spergiurando che no, non sto piangendo, Coop!) si decise: era da un po’ che teneva tutto pronto, in effetti, e non gli ci volle nulla per mettere insieme i solventi rubati alle donne delle pulizie e le altre carabattole che aveva tenuto da parte, infilate dentro uno dei materassi, nascoste ben bene nell’imbottitura, e far semplicemente saltare il muro di cinta esterno durante l’ora d’aria.

Cooper se lo prese in braccio e si diedero alla fuga insieme ad un bel numero di altri detenuti, che suggerirono loro dove procurarsi documenti falsi, dove nascondersi e altri trucchi del mestiere: aggrappato alle spalle dell’androide, Nightbird guardava dietro, dove gli agenti penitenziari tentavano di richiudere la falla e arginare l’uscita dei criminali e Shuester, arrivato sul posto, urlava e agitava le braccia come una buffa marionetta. Quel posto bizzarro era stato la sua casa, la sua unica casa e, anche se da estranei condannati all’ergastolo, l’unico posto in cui aveva avuto qualcosa di simile a degli amici; si raggomitolò nell’incavo del collo di Cooper, guardando come il profilo del carcere si allontanava sempre più, domandandosi che accidenti ne sarebbe stato della loro vita di lì in avanti.

 

~*~

 

Uno dei loro ex-“coinquilini” aveva indicato loro un edificio abbandonato: era nella zona vecchia della città, sembrava stare in piedi per miracolo e probabilmente non era ancora stato abbattuto perché nessun acquirente aveva avuto il coraggio di acquistarlo nemmeno per il valore del suo terreno, e perché probabilmente il comune di Metrocity aspettava semplicemente che crollasse da solo, senza sprecare soldi per contattare una compagnia di demolizioni – stando a quel che avevano detto alcuni detenuti, era un modo di pensare molto da Figgins, il sindaco della città.

Non avevano altri abiti, a parte le orribili tutone arancione squillante del carcere, quindi Cooper andò a “cercarne” in qualche quartiere più in là (regola basilare, avevano imparato dai loro ex-“coinquilini”: si ruba sempre lontano da dove si abita): tornò di lì a un paio d’ore soddisfattissimo, distribuendo davanti a Nightbird abiti e scarpe per entrambi, del cibo e persino, come accidenti avesse fatto ad allontanarsi con una cosa del genere senza essere beccato non fu mai comprensibile, una coperta.

Sistematisi contro uno dei muri portanti (che avrebbe dovuto rimanere su anche in caso di crollo della struttura – ipotesi estremamente probabile, visto che l’edificio stormiva letteralmente nella brezza serale), l’androide aspettò che il bambino mangiasse e poi, quando gli vide ciondolare la testa per la stanchezza e le emozioni della giornata, lo infilò sotto la coperta, si stese accanto a lui ed entrò in stand-by.

La loro gloriosa Giornata di Liberazione si concluse così, dormendo in un magazzino sul punto di venire giù, con gli spifferi, la cena e i vestiti rubati in giro, e una marea di dubbi e domande su cosa avrebbero fatto di se stessi l’indomani.

Però già avere intorno dei muri che non fossero del carcere e abiti veri, non le tute arancioni da detenuto, era già un inizio scintillante per loro.


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