Gioco di sguardi

Klaine Valentine 2016 - Giorno 1, Gioco di sguardi

Andava avanti da... beh, Santana aveva riassunto il calcolo con “un tempo disgustosamente troppo lungo”.

In realtà a Kurt non sembrava così tanto, anche se facendo qualche calcolo... aveva iniziato a lavorare part-time in quel bar da quattro e mezzo ed era circa da un paio di mesi che Mister Borsa di Pelle e Papillon sedeva lì, al tavolino sfigato vicino alla finestra sulla sinistra, quello con la gamba traballante che tutti gli altri avventori evitavano e che forse per quello era quasi sempre deserto: era sicuro della tempistica delle sue visite perché passava ogni mercoledì e ogni venerdì, dalle tre alle sei, e si installava al solito posto con i suoi quaderni e appunti, alzandosi due o tre volte per ordinare altro caffè oppure dei biscotti.

Non si erano mai parlati, al di là di convenevoli indispensabili quali Buongiorno, Grazie, Prego, e l’ordinazione, sempre la solita, che vedeva variazioni solo nella scelta del dolce da accompagnarvi: si limitavano a guardarsi, Kurt al di là del bicchiere di carta e della cassa, e l’altro al di là del bancone; anche quando chiedeva un refill al tavolo, Mister Borsa di Pelle e Papillon si limitava a guardare speranzoso in direzione del bancone, sollevare appena una mano e sorridere.

E sorrideva dannatamente bene, si era sempre detto Kurt.

E poi c’erano gli sguardi: una sequela, lanciati per lo più di nascosto, da un lato all’altro del locale; dal modo in cui Mister Borsa di Pelle e Papillon sollevava lo sguardo su di lui dai fogli, dal cellulare o dal bancone, Kurt si era convinto di saper riconoscere i differenti stati d’animo – se la giornata era andata storta, se era stanco, di buon umore, nervoso o in astinenza da caffeina; doveva per forza trattarsi degli occhi, con quelle ciglia lunghe e folte e un paio di bizzarre sopracciglia triangolari, perché Mister Borsa di Pelle e Papillon sembrava incapace di non sorridere, sempre, quando ordinava, quando pagava, quando riceveva il suo caffè.

– Oggi è nervoso – commentò Kurt a mezza voce, mentre preparava l’ordinazione.

Santana alzò gli occhi al cielo – Mio Dio, tutto ciò è così patetico che sto per mettermi a vomitare arcobaleni.

– Stavo solo facendo una considerazione – sibilò l’altro, stizzito di essere stato colto in fallo – Di solito quando si siede resta fermo, non si muove di continuo.

– Arcobaleni percorsi da unicorni – rispose lei, continuando a battere alla cassa.

– Non è possibile che tu non ti accorga, in un locale mezzo vuoto, che un cliente abituale ha un comportamento anomalo, no?

– Unicorni che hanno la tua dannatissima faccia, Lady Hummel – gemette lei, strappandogli il bicchiere di mano, con profondo nervosismo di Kurt, che aspettava per tutta la settimana quelle due occasioni per avvicinarsi all’oggetto del suo interesse.

– Santana, cosa credi di fare?

– Scrivo sul bicchiere di Mister Per Colpa Tua il Mio Collega Mi Sta Rovinando La Vita la sua stupida ordinazione.

– Santana, quella scritta è troppo lunga per essere Medium drip – ma Kurt non riuscì a strapparle il bicchiere di mano, perché lei scattò verso il tavolo e lui non poteva afferrarla per la coda di cavallo e impedirle con la forza di consegnare qualunque atrocità avesse scritto (anche perché lei lo avrebbe poi trucidato lì, sulla pubblica piazza).

Osservò con orrore come Mister Borsa di Pelle e Papillon sollevava lo sguardo sorridendo e ringraziava, prendeva un sorso dal bicchiere e poi, con profondo raccapriccio di Kurt, si accorgeva della chilometrica scritta.

– Santana, io ti uccido – gemette, abbandonando la sua postazione e correndo al tavolo: era abbastanza vicino per poter leggere, sentendosi ghiacciare, cosa ricopriva un terzo del bicchiere.

Sono due mesi che tu e il mio collega vi fate gli occhi dolci e vi parlate a gesti come due sordomuti, perciò tocca fare tutto a me: si chiama Kurt, è gay, beneducato, ha una dipendenza da lacca e una passione riprovevole per la roba smielata. Portatelo a cena e sparite dai miei occhi. Grazie.

Kurt era piuttosto sicuro che ci si sentisse così, quando si stava per avere un infarto.

Mister Borsa di Pelle e Papillon alzò lo sguardo su di lui, fece un sorriso imbarazzato.

– Vorrei dire che posso spiegare, ma purtroppo non ci sono parole – balbettò Kurt.

Mister Borsa di Pelle e Papillon scoppiò a ridere – Ok, per amor di equità: sono Blaine, gay, mi dicono molto beneducato, ho una dipendenza da gel e una passione riprovevole per i musical. E per Pink. E Katy Perry. E, da un paio di mesi a questa parte, anche per te.

– Oh.

No, ok, era così che ci si sentiva quando si stava per avere un infarto.


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