Over my shoulder

Lo trovò seduto nella polvere della strada, che guardava per aria, tranquillo, ma con i capelli arruffati e il kimono sporco e spiegazzato.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma Isao lo sapeva che stava aspettando lui.
– Ti sei di nuovo azzuffato con qualcuno, Sougo? – chiese, sospirando. Quel bambino era un disastro.
Il pargolo lo guardò da sotto in su, con aria di sufficienza – Colpa loro che sono stupidi.
Kondo si inginocchiò e lo rimise in piedi, spolverandogli sommariamente i vestiti – Farai preoccupare tua sorella, se continui così – borbottò – Possibile che non ti sia simpatico nessuno dei bambini del villaggio? Finora ti sei picchiato con tutti o sbaglio?
La zazzera bionda si scosse altezzosa – Mica con tutti.
– Ah sì? E chi mancherebbe all’appello?
– Tu e mia sorella – rispose ghignando Sougo.
– Ma sentilo! Vorresti sfidarmi a duello, moccioso? – rise il ragazzo.
Finalmente quello sguardo truce scomparve dal viso del bambino, che si unì alle sue risate e gli diede un pizzicotto su una guancia – Naaa, tu no. Tu sei simpatico.
Ridendo, Kondo se lo issò sulle spalle e riprese a camminare verso casa – Vedi? Se fossi così con tutti, avresti un sacco di amici.
– Io non voglio un sacco di amici! – protestò il pargolo, quasi offeso da un’idea del genere; incrociò le braccia e le posò sopra il capo del ragazzo, guardando le luci del villaggio in fondo alla strada; a lui non importava di avere intorno quegli stupidi bambini lì, pensò. Lui aveva Mitsuba-neesan e Isao, e non aveva bisogno proprio di nessun altro.


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